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Lutto

Addio a Debora Miceli, una vita in prima linea: la sua storia ha commosso tutta Follonica

di Michele Nannini
Debora Miceli
Debora Miceli

Colpita da una malattia rarissima, la 54enne non si era arresa aveva raccontato anche la sua battaglia contro la burocrazia

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FOLLONICA. La sua storia aveva commosso tutta la comunità follonichese che nel 2019, grazie a una raccolta fondi, le permise di sostenere le spese legate al trapianto di polmoni, l’unica soluzione alla sua patologia, la fibroelastosi granulomatosa. Un anno fa però il suo corpo ha rigettato quel trapianto e ieri Debora Miceli è scomparsa a 54 anni all’ospedale di Siena dove era ricoverata da qualche tempo.

Era una malattia unica al mondo quella che Debora scoprì di avere nel 2015, dopo una caduta, un esame radiografico e un medico che ci volle vedere più chiaro. Fino alla diagnosi formulata dai ricercatori dell’ospedale di Forlì e che come unica speranza di guarigione vedeva proprio il trapianto di polmoni. Debora, raccontando per filo e per segno le sue condizioni e spiegando a tutti come fosse difficile affrontare non solo una malattia, ma anche le difficoltà burocratiche, soprattutto quelle in teoria più banali. E quel racconto ha fin da subito commosso una comunità intera che si è stretta attorno alla sua concittadina nel suo difficile cammino fra ospedali, medici, diagnosi. Da quel momento è infatti iniziato il lungo girovagare dentro e fuori le strutture sanitarie, alternando speranze e paure fino alla conferma che il trapianto era possibile. Cosa fra l’altro non scontata

Il trapianto

Per aiutarla nel sostenere le spese necessarie a quel delicato intervento – il trapianto è gratuito, ma tutta l’operazione comportava comunque numerose spese fra viaggi, spostamenti, la perdita del lavoro (Debora gestiva gli affitti brevi di alcune abitazioni) e la necessità di seguire anche la crescita del figlio adesso sedicenne – venne attivata anche una raccolta fondi online e in numerose attività commerciali che permise di racimolare diverse migliaia di euro, fondamentali per intraprendere il percorso sanitario necessario alla cura della fibroelastosi. Sulla strada di Debora non ci si mise solo la malattia ma anche una serie di difficoltà che la donna, assieme alla famiglia e ai suoi cari, si è trovata ad affrontare in maniera imprevista, come nel caso della pandemia, come le mille difficoltà nell’ottenere in tempi rapidi la vaccinazione dopo il trapianto o la battaglia burocratica per non vedersi diminuire la percentuale di invalidità.

A inizio settembre del 2020 Debora fu sottoposta al centro chirurgia toracica di Padova al trapianto di polmone.

L’intervento

Un mese dopo il ritorno a casa, accolta nonostante fossimo nel pieno della seconda ondata Covid, da decine di concittadini che non vollero perdere l’occasione per salutarla e accompagnarla nella sua abitazione in Zona Nuova.

«Sono rinata – raccontò a marzo del 2021 a Il Tirreno – a distanza di sei mesi dall’operazione sono felicissima, non avrei mai pensato di poter stare così». Anche se dovette comunque combattere per ottenere il vaccino contro il Covid visto che in quel periodo nessuno seppe dare risposte certe alla donna nonostante la sua evidente fragilità di post trapiantata.

L’ultima odissea burocratica risale invece al marzo del 2022 quando la commissione medica per l’accertamento dell’handicap le tolse il 20 per cento di inabilità al lavoro. «Non sai mai la mattina come ti alzi, ti svegli e c’è sempre un dolore nuovo – il suo racconto a Il Tirreno di poco più di un anno fa – devi prendere trenta pasticche al giorno e noi trapiantati rischiamo ogni volta un’infezione. È un principio ingiusto, per me e per chi condivide una situazione simile alla mia, ma non ho intenzione di fermarmi, sono nata nel 1968 e la battaglia ce l’ho nel sangue».

Numerose le testimonianze di cordoglio che fin da ieri mattina hanno raggiunto la famiglia e gli amici di Debora Miceli.

Il ricordo

«È un grande dolore – il commento del sindaco Andrea Benini che accolse Debora a ottobre 2020 al suo ritorno dopo il trapianto – una grande perdita perché era una gran bella persona, che ha affrontato anni durissimi senza mai arrendersi. Ha lottato rimanendo attaccata alla vita quando sembrava ormai impossibile, senza mai perdere di vista il senso della realtà e pensando costantemente al figlio con una determinazione che aveva dell’incredibile: ha avuto sempre pensieri, attenzione e preoccupazione per far sì che lui avesse la vita che si meritava e che voleva. Debora ha affrontato tutta questa situazione con estremo coraggio scatenando un bene diffuso in tutta la città, cosa che non era per nulla scontata: quello che di buono e di bello aveva seminato è poi tornato indietro, in primis nell’accoglienza avuta al ritorno a casa, dopo l’operazione, un luogo che le poteva dare serenità e tranquillità».

La camera ardente di Debora sarà aperta nel pomeriggio di oggi presso la sala del commiato in piazza don Ugo Salti, i funerali si terranno domani (giovedì 19) mattina alle ore 10 nella chiesa di San Leopoldo.

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