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Sì dal consiglio comunale di Grosseto: «Via Almirante tra 6 mesi»

di Nicole Terribile
La protesta in piazza (foto BF)
La protesta in piazza (foto BF)

Opposizioni furiose, la parola passa alla prefettura. Agresti: «Superiamo il blocco ideologico». Bagarre durante la seduta

26 maggio 2023
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GROSSETO.  Nessuna sorpresa. Malgrado le polemiche di questi mesi, ieri il consiglio comunale ha dato il via libera all’intitolazione di una via a Giorgio Almirante, una a Enrico Berlinguer e una alla Pacificazione nazionale. «Il popolo ha votato e ancora una volta, in nome della democrazia rappresentativa, ha confermato la scelta verso la pacificazione», dice il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna a Il Tirreno. Dunque, l’iter va avanti: «Credo che la questione dovrebbe concludersi nell’arco di sei mesi. Quando sarà il momento, e la lottizzazione definirà quando assegnare i civici, la nostra richiesta andrà in Prefettura per la conferma finale e definitiva».

Il consiglio dura più di sei ore, due delle quali dedicate alla discussione su via Almirante. Ma inizia con il piede sbagliato. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Andrea Guidoni, chiede di anticipare la discussione al primo punto all’ordine del giorno, mentre era prevista all’ultimo. Richiesta che ha l’aria – per i consiglieri di opposizione – di essere un tentativo di impedire a chi è contro l’intitolazione di affollare la sala consiliare. L’Anpi aveva annunciato una protesta pacifica sotto al municipio, dalle 11 e alla fine ci saranno Anpi, Cgil, Potere al popolo e semplici cittadini.


«La maggioranza non ha credibilità», attacca il consigliere Giacomo Gori, M5s. «Se ci fosse stato un altro atteggiamento, ci saremmo potuti confrontare in maniera democratica, ma volete solo lo scontro». «Esistono tantissime vie contestate: guardiamo a via Brigate partigiane. I partigiani hanno commesso delle crudeltà», risponde Guidoni. «Ci sono state azioni gravissime fatte da Almirante e da altri che stavano vivendo la guerra. Quello che vogliamo fare è superare il blocco ideologico che finora ha diviso questo Paese», interviene l’assessore Luca Agresti. «Sindaco, si è recentemente convertito all’antifascismo, ma sta portando avanti azioni e politiche volte a lacerare la città. Per cosa? Per tenere “a bada” l’assessore Fabrizio Rossi?», attacca Carlo De Martis.

Rossi è chiamato in causa più volte, durante la discussione. «A voi interessa solo far sapere chi ha il potere», tuona Leonardo Culicchi. E ancora: «Da settimane parliamo di una cosa che serve solo a FdI. Altri sindaci di centrodestra non si sono fatti trascinare in questa provocazione. Rossi, se ci tieni a Grosseto, pensa anche alla città e non ridere di chi non la pensa come te».

Anche Gori attacca primo cittadino e assessore: «Avevamo detto che è Rossi il vero sindaco di Grosseto, e questo fatto lo conferma. Il sindaco è suo “ostaggio”», dice. L’assessore-deputato ride.

«L’opposizione cerca di seminare zizzania nella maggioranza, dicendo che Rossi è il vero sindaco. Sono battutacce. Non sono l’unico che le fa, ma le mie sono più divertenti e riecheggiano di più. Devo insegnare anche questo all’opposizione», risponde Vivarelli Colonna. De Martis lo invita a prendere esempio dall’ex sindaco di centrodestra, Alessandro Antichi: «Rispedì il messaggio al mittente. Prenda esempio e ritiri questa mozione indecente». Ma l’invito non viene accolto.

«Un sindaco che ricorre alla via giudiziaria per affermare la propria volontà ha fallito in partenza», attacca Giacomo Cerboni, facendo riferimento al fatto che Vivarelli Colonna ha querelato chi lo ha offeso in piazza il 25 aprile scorso. «Come te», borbotta Vivarelli Colonna. Cerboni è l’unico della maggioranza a votare contro la mozione: «Voto da liberale anticomunista. Gli ultimi mesi hanno dimostrato che Almirante e Berlinguer non uniscono la comunità. Avete sciupato l’organizzazione della città, mettendo due vie intitolate a politici in una zona dove ci sono le Nazioni».

Ma Cerboni non è il solo, in maggioranza, a discostarsi: Amelia Gaviano esce dall’aula durante la votazione, mentre Amedeo Gabbrielli si astiene: «Per votare una mozione bisogna essere convinti del suo obiettivo, che cela in sé un messaggio di conciliazione. Forse serve un messaggio di avvicinamento per superare l’odio e il risentimento e che educhi alla fratellanza».

Si astiene anche Gino Tornusciolo, il primo a presentare cinque anni fa la proposta di una via Almirante: «Non credo nella pacificazione nazionale. E non da parte mia, ma da parte vostra», dice alle opposizioni. «Cercate di farci tacere ed etichettate come fascista chiunque non la pensi come voi».
 

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