Per sei anni è stato cieco, poi l’operazione e la nuova vita: «Il prof mi ha restituito la luce ed è stato come rinascere» – Video
Grosseto, Emiliano Bosca ha riabbracciato il suo chirurgo, che gli ha ridato la gioia di esplorare il mondo: «Quando ho rivisto il volto di mia figlia è stata un’emozione incredibile»
GROSSETO. Per 6 anni Emiliano Bosca aveva dimenticato la luce, poi il suo buio è finito.
«Quando mi hanno tolto la benda e ho visto le ombre che mi passavano davanti è stata un’emozione meravigliosa», racconta al Tirreno. L’83enne torinese era diventato completamente cieco e non poteva più fissare il volto di sua figlia, esplorare il mondo o guardare il mare. Ora che ha riacquistato la vista da un occhio ha quasi fretta di recuperare il tempo perduto e con lo stupore di un bambino fa “incetta” di cose da osservare. «Vedo papà correre in giro per casa e devo stare attenta perché vuol fare tutto; mi tocca dirgli: papà, fermati un attimo! », racconta sua figlia Gabriella. Cosa guarda di bello il babbo? «La televisione, le figure, le persone. Mi piacerebbe anche andare a pescare».
Emiliano Bosca – classe 1939, ex dipendente del centro storico Fiat – ha sempre avuto una passione per le auto, gli ingranaggi, i motori, i modellini («Mi manca tanto la mia Fiat Punto blu») . È una persona mite e pudica, che a dispetto della sua timidezza è diventata celebre grazie a un intervento chirurgico unico al mondo che gli ha restituito la vista a uno dei due occhi. L’intervento, di cui abbiamo dato notizia il 25 marzo, è stato effettuato all’ospedale Molinette di Torino dal professore grossetano Vincenzo Sarnicola, tra i maggiori esperti al mondo di chirurgia corneale e dal professor Michele Reibaldi (direttore della clinica oculistica universitaria) .
In questi giorni l’anziano è sceso da Torino in Maremma a farsi visitare dal prof Sarnicola, nella clinica di via Mazzini. Ci è rimasto due giorni, accompagnato dalla figlia e dalla moglie, e noi lo abbiamo incontrato qua, poco dopo il controllo all’occhio che è tornato a perlustrare il mondo.
«Il decorso del paziente è regolare – ci spiega il chirurgo Sarnicola(presidente della società italiana della cornea e della staminalità della superficie oculare) – Bosca sta sempre meglio e recupera giorno per giorno. Il problema poteva essere l’attecchimento del trapianto, ma la reinnervazione e la rivascolarizzazione del tessuto sono in corso». Tutto procede per il meglio, dopo lunghissima sofferenza: le “ombre” vengono superate da sagome sempre più precise. Il caso ha avuto un’eco mondiale enorme. Arrivata anche in Australia.
Risale a 30 anni fa la perdita della vista al suo occhio sinistro per una cecità retinica irreversibile. Negli ultimi 10 anni il paziente inizia a perdere anche la funzione visiva dell’occhio destro per una patologia cronica rara (pseudo pemfigoide oculare) che distrugge la cornea e anche la superficie oculare. Pure l’occhio destro diventa totalmente cieco. E così, da circa 6 anni, l’anziano non ci vede più.
Negli anni due trapianti tradizionali “a tutto spessore” (con la sostituzione della sola cornea) falliscono per la mancata funzionalità della superficie oculare. Ma nel marzo 2023c’è la svolta grazie a quest’ultimo trapianto effettuato a Torino, in cui per la prima volta al mondo viene realizzato un autotrapianto di “tutta” la superficie oculare, prelevata dall’occhio sinistro e comprendente non solo la cornea ma anche una parte di sclera e l’intera congiuntiva. L’intervento dura 5 ore e viene effettuato in anestesia totale.
«Con oltre 5 ore di operazione non ho sentito un bel nulla – racconta l’anziano – Anzi, ho trovato pure un anestesista che era una meraviglia». Gioisce la figlia Gabriella, ingegnera a Torino. «Il professore e sua figlia Enrica che ha operato con lui sono stati fantastici e non si sono scoraggiati di fronte al fatto che mio padre è anziano. Mi sono commossa quando il prof mi ha detto: “Se anche dessi a tuo padre un anno di vista in più sarebbe importantissimo”. Poi il signore fa quello che deve fare, ma vi assicuro che non c’è mai stato nulla di scontato». Né il decorso, né (ancor prima) il fatto di decidere un’operazione del genere: tutto è stato costruito pezzo per pezzo.
La famiglia ha combattuto insieme in tutti questi anni e si è compattata anche nel momento più delicato, quello in cui ha dovuto decidere se fare o meno l’operazione. «Quando il professor Sarnicola mi ha prospettato questo intervento – racconta Emiliano – gli ho detto subito di sì perché mi fidavo completamente di lui».
Il risveglio è stato un ritorno alla vita.
«Appena mi hanno tolto le bende vedevo già le ombre ed è stata una sensazione incredibile, come accendere una luce. Quando ho rivisto il viso di mia figlia è stato bellissimo: mi veniva da piangere, anche se mi sono trattenuto. Ora vedo le figure in televisione, vedo tante cose». Camminando a Grosseto sua figlia lo segue in tante piccole cose, per strada o quando varca la porta della clinica.
Che effetto le fa essere diventato “celebre”? Lui arrossisce. «Hanno parlato tutti di me in questi giorni. Mi sembra di essere diventato un attore, o un principe».
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