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Strage Erasmus, nuovo appello a Mattarella: «Lo Stato prenda posizione»

Strage Erasmus, nuovo appello a Mattarella: «Lo Stato prenda posizione»

Il padre di Elena scrive ancora al Presidente della Repubblica

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Gavorrano Non ci sta. Gabriele Maestrini, padre di Elena, una delle tredici studentesse Erasmus morte a bordo di un bus sei anni fa in Spagna, torna a scrivere al presidente Sergio Mattarella. Alla luce della recente udienza in Spagna, dove nessuno oltre alle famiglie delle ragazze si è costituito parte civile, dove c’è un solo imputato (l’autista), dove non è stata ancora decisa la data della prima udienza del processo vero e proprio ma si è ipotizzato di dover attendere l’ottobre del prossimo anno, Gabriele Maestrini torna a chiedere a Mattarella che lo Stato prenda una posizione ufficiale e che venga aperta un’indagine parallela.

«Purtroppo – scrive Maestrini a Mattarella – le nostre ulteriori preoccupazioni si sono avverate. Non è bastato che tentassero per tre volte di archiviare questa tragedia motivando il tutto con la dicitura di un semplice incidente, avvalendosi della sola testimonianza falsa dell'autista e non considerando attentamente la relazione della polizia spagnola e le testimonianze degli studenti che si sono salvati, L’autista ha sempre evitato di farsi interrogare, ha negato la dichiarazione riportata subito dopo l’incidente (“scusatemi, mi sono addormentato”) e ha rilasciato al giudice soltanto una dichiarazione spontanea dove indicava le cause dell’incidente esclusivamente nel sistema frenante del mezzo e al fondo stradale bagnato, e questi gli hanno creduto. Quanto sta accadendo è inaccettabile, assurdo e irrazionale, dimostrando superficialità nella ricerca della verità ed evitando di affrontare gli argomenti che hanno provocato tale tragedia».

«Soltanto a settembre del 2020 – prosegue Maestrini – siamo riusciti con la sola forza delle famiglie a far rinviare a giudizio l'autista. Da tale data sono trascorsi ulteriori due anni solo per sentirsi dire che il processo inizierà non prima di ottobre 2023 con la motivazione della giudice “sarà un processo complesso con molte parti processuali e molti testimoni, vittime di lesioni e periti", come se tutto questo sia stato scoperto solo adesso. Tutto questo è vergognoso. In questo lungo calvario di dolore noi famiglie ci siamo rivolti in tutti i modi legittimi alle nostre istituzioni politiche di maggioranza e di opposizione, alle Regioni, alle Università e molti altri ancora. chiedendo di dimostrare attenzione e vicinanza con atti concreti e non solamente con parole di convenienza. Proposte di richieste di inchieste parlamentari, interrogazioni al ministro degli Esteri non hanno portato a nessun interessamento ufficiale, nessun interessamento anche da parte della Procura della Repubblica in considerazione che queste ragazze stavano partecipando a un progetto europeo. Proprio perché tale programma universitario è importante, dovrebbe essere fondamentale la ricerca della verità. L'autista ha la sua colpa e lo dimostreremo, ma il datore che ha permesso di superare le ore lavorative previste dalle normative? E la sicurezza dell'autostrada AP7 conosciuta e indicata come E15 autostrada europea ad altissimo flusso veicolare ma priva di sistemi di protezione passiva? (...) E l’alta moralità delle associazioni e/o istituzioni che hanno organizzato la gita culturale ai minimi termini considerando solo l’aspetto economico come unico parametro di individuazione del vettore. Vorremmo far emergere la verità e le criticità nella speranza che tale tragedia non capiti mai più ai nostri giovani che continueranno in queste esperienze di studio e di integrazione in questa Europa ancora troppo giovane».

«Oggi – conclude Maestrini – mi trovo nuovamente costretto a scrivere al nostro presidente della Repubblica chiedendo solamente che lo Stato italiano assuma una posizione ufficiale e che sia aperta un’indagine parallela per approfondire le cause e concause materiali e/o morali avvenute a queste nostre connazionali».

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