Bestemmia alla sagra: multato un imprenditore fiorentino. Il suo racconto: «Sanzione esagerata»
L'uomo sanzionato a una festa di paese in Maremma contesta la doppia “punizione”: «Ho sbagliato e pagherò, ma ritengo questa legge obsoleta, illogica e ingiusta»
SEMPRONIANO. «Se tutti quelli che bestemmiano venissero multati, basterebbe entrare nei bar maremmani per risanare il debito pubblico italiano», dice Simone Sernissi, l’uomo che a Ferragosto ha ricevuto una multa di oltre 200 euro per aver bestemmiato mentre si trovava a una sagra.
La Maremma è, piaccia o non piaccia, anche patria della bestemmia, ingiuria o epiteto offensivo riferito a Dio o ai santi talmente diffuso che molti hanno addirittura smesso di considerarla un’offesa, un’affermazione scurrile, e la usano come semplice esclamazione.
L’hanno pensata diversamente due carabinieri che, una decina di giorni fa, hanno multato un uomo perché ha associato – a voce alta – il Divino al nome di un animale.
Protagonista della vicenda è Sernissi, fiorentino. Nel 2009, appena venticinquenne, decise di trasferirsi a Petricci, frazione del Comune di Semproniano dove suo nonno, in tempo di guerra, era stato fuggiasco. «Non intendo denunciare un abuso da parte dei carabinieri, i quali hanno esclusivamente fatto rispettare una regola», specifica Sernissi.
Il suo obiettivo è aprire un dibattito «contro una legge obsoleta, priva di ogni fondamento logico e, a mio parere, ingiusta», dice l’uomo, che nella vita professionale è imprenditore nell’ambito della serigrafia e della grafica.
La sera del 15 agosto Sernissi era alla “Sagra della panzanella”, nel parco pubblico di Semproniano. Dopo lunghe settimane di lavoro aveva deciso di rilassarsi e si era concesso qualche bicchiere di vino. «Durante un momento scherzoso e goliardico mi sono sentito arrivare sul collo addosso delle gocce d’acqua o di birra. Ho bestemmiato – racconta Sernissi – Avrei potuto dire qualsiasi parolaccia, ma mi è uscita di bocca l’associazione tra la divinità e l’animale».
Alcuni carabinieri in servizio sul posto lo hanno sentito. «Mi hanno immediatamente ripreso e mi hanno detto che tali espressioni rendono chi le dice passibile di multa – continua – Vista la condizione psicologica del momento e la sorpresa di aver ricevuto un simile avvertimento, non mi sono scusato e, anzi, mi sono un po’ arrabbiato».
La brutta sorpresa, però, è arrivata il giorno dopo: «Due carabinieri di Semproniano sono venuti nel mio laboratorio per verbalizzarmi due sanzioni amministrative da 102 euro per un totale di 204,00 euro», racconta.
Sanzioni ai sensi degli articoli 724 e 688 del Codice penale. Entrambi gli articoli prevedono una sanzione amministrativa da 51 a 309 euro; il primo per chiunque bestemmi pubblicamente, il secondo per chiunque sia colto “in stato di manifesta ubriachezza” in un luogo pubblico.
«Ero effettivamente in uno stato di alterazione, anche se non ero né l’unico, né il primo individuo della storia di Semproniano ad aver bevuto qualche bicchiere di troppo – ammette con franchezza – Sta di fatto, però, che con questa legge chiunque venga fermato a piedi, a sedere in un parco, o in qualsiasi luogo pubblico, come un bar o un ristorante, e considerato ubriaco dalle forze dell’ordine (anche senza un alcoltest) è sanzionabile».
Ma il fastidio più grande per Sernissi riguarda la multa per blasfemia. «Oltre al fatto che le bestemmie in Toscana fanno parte del vernacolo e della tradizione popolare, siamo proprio sicuri che questo non è solo un altro modo che ha uno Stato “laico” per pretendere altri soldi dalle persone che lavorano e alle quasi può occasionalmente scappare una bestemmia dopo una settimana difficile?», si sfoga, e parla degli altri Paesi in cui il reato di blasfemia è stato abolito, dal Regno Unito alla Nuova Zelanda. «In Italia non c’è nemmeno l’ombra di un dibattito sul tema», continua.
Sernissi assicura che pagherà le multe anche se non le ritiene giuste: «È assurdo investire tempo e risorse nella criminalizzazione di un crimine inesistente. Punire un cittadino per blasfemia, fosse anche solo con una multa di 1 euro, significa riconoscere che quel reato esiste e che una punizione è necessaria».
«Punire i blasfemi “solo” con una multa – conclude – non fa di noi degli illuminati progressisti, bensì solo dei timidi aspiranti inquisitori».
Uno sfogo duro, che mette in evidenza tutta la sua delusione. «Penso – chiosa – che sia un diritto di tutti noi contestare le regole sbagliate».