Il Tirreno

Grosseto

La Maremma, Licio Gelli e la cena a Villa Marsili

di Gabriele Baldanzi
La Maremma, Licio Gelli e la cena a Villa Marsili

L’ex gran maestro della P2 è morto a 96 anni. A Civitella e a Roccastrada era visto come un benefattore. Ecco cosa dicevano di lui gli amici parroci

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GROSSETO. Il legame tra Licio Gelli, morto ieri all’età di 96 anni nella sua splendida Villa “Wanda” ad Arezzo, e la provincia di Grosseto passa attraverso Civitella e Roccastrada.

È con questo territorio che, nel tempo, il Venerabile – o “Belfagor” o “il Burattinaio” come stato negli anni ribattezzato – ha mantenuto i contatti. Il magistrato Mario Marsili, incarichi di primo piano al Csm e in Corte di Cassazione, madre roccastradina e padre di Civitella, negli anni Ottanta giudice alla Corte d’appello di Perugia dopo aver esercitato ad Arezzo, aveva sposato la figlia primogenita del Maestro e si racconta che quest’ultimo, in diverse occasioni, ogni volta che si presentava la possibilità, si fermasse sulle colline, alla villa del genero, per una merenda.

Sempre in Alta Maremma, a Torniella e Roccastrada, Licio Gelli è stato percepito come benefattore. Sì, proprio così. Il compianto don Terzino Tatasciore, parroco della frazione di Torniella, uno dei preti più longevi che abbia mai avuto la Diocesi di Grosseto, era in buoni rapporti con Gelli. Lo rammentava spesso, come «persona generosa, lontana dalle descrizioni negative che ne vengono fatte».

Non gli pesava l’etichetta di sacerdote-amico del Venerabile. Il loro rapporto nasce nei primi anni Ottanta, quando il parroco di Torniella e Piloni decide di realizzare una casa di riposo per anziani, proprio a Piloni, piccolo centro in mezzo ai boschi della Val di Farma. Don Terzino prepara un progetto e cerca finanziamenti. Ha bisogno di quasi 390 milioni del vecchio conio. Decisivo è l’incontro con Gelli, da cui nasce un’intesa e poi una profonda amicizia.

È il parroco di Civitella Marittima, don Pierino Montegrossi (determinato e influente al punto da far correggere il percorso della Senese in costruzione per avvicinarla a Civitella), a presentare i due.

L’occasione è una cena a Villa Marsili (già villa Pierazzi). Qui don Terzino ha la possibilità di presentare il progetto, perorarne la causa, ma soprattutto sfoggiare la sua enorme cultura. Insomma colpisce Gelli, che da quel momento – o direttamente, o attraverso l’avvocato Raffaello Giorgetti – non farà mai mancare il sostegno alla Parrocchia e al progetto, con ben dieci offerte tra il 1991 e il 1994, tutte registrate.

Il motto di Licio – raccontava don Terzino – era “più sai, più sei”. Una filosofia che avevo applicato anch’io, alla mia vita». Don Tatasciore incarnava a pieno questo motto. Il vecchio prete considerava la Casa di Riposo, intitolata a San Giovanni Battista il fiore all’occhiello del suo mandato sacerdotale. «L’abbiamo tirata su tra critiche e mille fatiche – scriveva – talvolta in conflitto con la gerarchia. La considero una scommessa vinta». E in effetti quella casa di riposo, ospita anche oggi una dozzina di anziani e dà lavoro a quindici assistenti.

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