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Calcio: Serie A

Yacine Adli si presenta: «La Fiorentina è il posto giusto per crescere, voglio solo vincere»

di Francesco Gensini
Yacine Adli
Yacine Adli

Il franco-algerino ascolta musica classica, studia piano e gioca a scacchi

04 settembre 2024
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FIRENZE. Bel personaggio Yacine Adli, inteso come persona intelligente, ricca di idee e interessi (musica classica con studio del violino e del pianoforte, gli scacchi, nel suo bagaglio extra calcio), mente veloce e aperta. Ma è sul campo che il franco-algerino vuole dimostrare di essere bravo e all’altezza delle aspettative, qui a Firenze se possibile ancora di più di quanto lo è stato (o non) a Milano. E difatti, testa e pensieri vanno subito al modo di conquistare la Fiorentina e i tifosi viola.

Le parole

«Sono concentrato al 200 per cento sulla squadra, sul progetto in corso di questo club, sul modo che mi permetta di conoscere bene i miei nuovi compagni per ambientarmi il più velocemente possibile e vincere tutto quello che c’è da vincere: e se faccio zero gol e zero assist non m’importa». Dice proprio così: tutto quello che c’è da vincere. Ma non lo fa né con superficialità e né con presunzione. Lo fa riflettendo spontaneamente quello che è il suo atteggiamento di calciatore professionista al servizio della squadra. «Mi viene naturale esser uomo spogliatoio: è stato così a Milano e mi è venuto subito in automatico anche qui. Io vivo per la mia squadra, per i miei compagni. Se posso aggiungere qualcosa, lo farò». Parole che sono musica, a proposito, parole che rafforzano l’assioma di partenza.

Lo schema

«Quando sono tornato a Milano dopo le vacanze per iniziare la stagione, i dirigenti rossoneri mi hanno detto subito che avevano bisogno di vendere e che mi avrebbero messo sul mercato, quindi ho capito che avrei lasciato il Milan e dovevo prepararmi al massimo per essere pronto. E quando mi è stato presentato il progetto super ambizioso della Fiorentina, non solo mi è piaciuto immediatamente, ma è stato molto semplice scegliere e non ci ho pensato due volte ad accettare la proposta del club viola». Adesso la parola passa al campo, anzi è già passata, perché il centrocampista 24enne ha debuttato domenica scorsa subentrando contro il Monza e dal suo piede destro è partito il cross da calcio d’angolo che Gosens ha trasformato in gol del 2-2 con un preciso colpo di testa. «Per formazione sono un centrocampista e nel sistema di Palladino mi vedo benissimo nel posto di uno dei due centrocampisti, ma ovviamente giocherò dove il tecnico e i compagni ne avranno bisogno. Palladino ha fatto vedere lo scorso anno a Monza di sapere far giocare bene la squadra e lo abbiamo già visto anche qui: ci vuole solo un po’ di tempo, perché sono cambiati tanti giocatori, però le cose sono chiare ed è questione di mandarle a memoria». C’è molto di Stefano Pioli nella sua trasformazione tattica e un pizzico importante anche nel suo arrivo a Firenze.

I paragoni e il ruolo

«La Serie A è il campionato più difficile al mondo tatticamente e quando arrivi dall’estero è difficile entrarci. Io sono un calciatore diverso e più completo da quando sono in Italia: Pioli mi ha fatto lavorare tanto sulla fase difensiva e mi ha aiutato, ma devo crescere ancora, anche fisicamente. Mi sento bene, mi sono preparato bene, e voglio dare il massimo per la squadra. Se Pioli e il suo staff mi hanno parlato di Firenze? Abbiamo parlato di tante cose e, sì, anche di Firenze con parole bellissime della città e dell’ambiente. Per questo non ho avuto dubbi a scegliere la Fiorentina». Allontana i confronti con Zidane («È stato uno dei più forti della storia, io non ho niente da paragonarmi a lui») e poi torna alla carica sul presente e su quello che può e vuole fare per la squadra viola. «La continuità di impiego è fondamentale, ma ancora di più lo è la continuità di rendimento: giocare più partite che sia possibile e farlo ad alto livello. Ecco questo è il mio obiettivo e se faccio bene sul campo, ho la possibilità di farmi notare da Deschamps (ct della Francia, ndc). Quanto all’obiettivo della Fiorentina, ripeto ancora che vogliamo tutti la stessa cosa: dare il massimo per i tifosi e per la città, senza traguardi specifici che non sia vincere».

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