Il Tirreno

Firenze

La vicenda

«Salvini ritiri il decreto», a Firenze protestano gli autisti Ncc: i motivi

di Giulia Poggiali
Giacomo Seriacopi (a destra) e Jacopo Falchetti
Giacomo Seriacopi (a destra) e Jacopo Falchetti

Le nuove incombenze: foglio di servizio elettronico, pausa di 20 minuti dopo ogni servizio e divieto di lavorare per intermediari

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FIRENZE. Un braccio di ferro che è appena iniziato, quello tra gli Ncc e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Un centinaio di autisti che rischiano di perdere il proprio lavoro sono scesi ieri in piazza Duomo per protestare contro il decreto interministeriale che introduce il foglio di servizio elettronico, una pausa forzata di 20 minuti tra un servizio e l’altro e il divieto di lavorare per intermediari come gli alberghi e le agenzie di viaggi. A questo si aggiunge l’obbligo di comunicare al Mit i dati sui clienti e informazioni sul tragitto da compiere. Uno spregio, per i manifestanti, che ha come unica diretta conseguenza la perdita di una grossa fetta di clienti, ovvero i turisti.

Il decreto

A peggiorare le condizioni di lavoro è lo scarico di responsabilità sugli autisti stessi, come spiega Leonardo Frullini, presidente dell’Associazione 0.8: «Ogni passeggero dovrà essere tracciato e dovrà fornire il proprio codice fiscale e noi tutti ci siamo dovuti iscrivere ad un registro elettronico nazionale che prevede la presa in carico di un’assunzione di responsabilità. Se venisse commesso un errore nella compilazione del foglio di servizio elettronico, è previsto lo stop dei mezzi dai 2 agli 8 mesi, oltre la papabile denuncia penale». Un fulmine a ciel sereno che gli Ncc non si aspettavano. Ma ad inasprire la loro situazione è l’inevitabile paragone con la categoria dei tassisti: «I tassisti stanno avendo un grande beneficio. Non vengono controllati come noi e siamo nella stessa identica legge – racconta Giorgio Dell’Artino, presidente del Comitato Air – Loro non avranno il foglio di servizio, non hanno obbligo di emissione di scontrini fiscali, non hanno obbligo di registrare i clienti a bordo. Perché questa disparità?».

I motivi e le voci

Dalla loro parte le associazioni Cna Fita Toscana Ncc Auto e Confartigianato Auto-Bus/Ncc Operator, che nei giorni scorsi hanno dichiarato di schierarsi unite a difesa della categoria Ncc, esprimendo «forte preoccupazione per le criticità che stanno penalizzando il settore». Tra i manifestanti ci sono uomini e donne che rischiano di dover chiudere per sempre la loro attività. Vedono il loro futuro professionale più incerto, per non parlare di quello personale, che rischia di trasformarsi in un incubo dal quale è difficile uscirne. Tra loro Fabio Ceccarelli, co-titolare di una ditta che conta 4 mezzi Ncc: «Chi ha pensato questo decreto è evidente che non conosce il nostro mestiere, perché rischia di mandare a casa almeno 100mila persone. Una grande perdita anche per i turisti, in vista del Giubileo. Sono impaurito e arrabbiato perché il nostro settore favorisce l’economia locale e, da un punto di vista familiare, rischio di ritrovarmi a vivere una situazione difficile».

Una condizione condivisa da Giacomo Seriacopi, Ncc e guida turistica: «Ho un mutuo acceso e se perdo il mio lavoro, perdo tutto. L’unica soluzione è abbandonare l’Italia e scappare in Inghilterra. Ho 10 anni di esperienza e ho visto ogni politico avere una sua idea, una diversa dall’altro. Ma non importa, noi vorremmo solo svolgere la nostra vita e portare avanti il nostro lavoro». Insieme a lui, il collega Jacopo Falchetti, 25 anni, Ncc da 2. A differenza di Giacomo, tuttavia, non vuole demordere e spera di poter praticare il mestiere senza eccessive difficoltà: «La nostra attività si svolge in totale trasparenza ed è assurdo che il nostro lavoro venga così martoriato. Il turista dovrà trovarsi da solo il servizio e noi perderemo il lavoro perché trasportiamo soprattutto quella categoria di clienti». Dal 2016 Irene Castellani è titolare di impresa e ammette che non è mai stata così vicina alla chiusura della sua attività: «È innegabile la vessazione dello Stato nei confronti dei giovani imprenditori. Come me, ce ne sono tanti che si vedono negati il diritto al lavoro. Il decreto mi porterebbe alla chiusura nel giro di poco perché i miei clienti sono agenzie turistiche e con il divieto di intermediazione mi vieterebbero la totalità della clientela. Sarà il turista a dovermi cercare in autonomia, ma sarà di difficile gestione- e conclude-. Il servizio cardine del nostro lavoro è la disposizione a tempo e ci verrà negato anche questo: convegni, tour, matrimoni, tutto d’ora in poi sarà negato. Saremo dei taxi ma senza clientela. È deprimente, ma spero in un po’di buonsenso».
 

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