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I segreti del sottosuolo di Firenze in uno studio geologico: cosa dicono gli esperti

di Giulia Poggiali
Uno scorcio del centro storico di Firenze
Uno scorcio del centro storico di Firenze

Il Comune e l’ateneo hanno avviato un’indagine per scoprire il substrato del bacino Firenze-Prato-Pistoia

18 novembre 2024
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FIRENZE. Uno studio della durata di un anno, che permetterà di scoprire il sottosuolo del comune di Firenze. Grazie alla collaborazione tra il Comune e l’ateneo fiorentino, studiosi e studiose potranno avviare un'analisi geologica e geofisica del settore nordorientale alle pendici della collina di Fiesole, significativa dal punto di vista scientifico in quanto contiene la zona di passaggio tra le unità geologiche del substrato e i sedimenti del Bacino Firenze-Prato-Pistoia.

I tempi e il progetto

Il progetto partirà tra pochi giorni e si impegnerà a comprendere la natura della struttura di Fiesole, da sempre definita «anticlinalica» in cui affiorano dei «depositi torbiditici», ovvero dei sedimenti che si sono deposti a seguito di correnti torbide, e delle «unità marnose»: le marne si formano grazie a delle particelle che si sedimentarono durante il periodo del Miocene medio (17-15 milioni di anni fa). In pratica, Fiesole sembrerebbe un terreno ricco di scoperte, caratterizzata da strati rocciosi, con strati più antichi posizionati al nucleo. In geologia, infatti, l'anticlinalica è il risultato degli sforzi a cui sono state sottoposte le rocce nel corso del tempo e che le ha deformate plasticamente. Solo più recentemente, però, la sua struttura è stata descritta come una «monoclinalica», ovvero una piega a gradino, come il Grand Canyon in Arizona, Stati Uniti. Come Comune e Ateneo spiegano in una nota, «anche le relazioni geometriche tra i depositi torbiditici e quelli marnosi sono stati negli anni oggetto di interpretazioni diverse. Le interpretazioni che sono state date nel corso degli anni spesso risultano in disaccordo».

L’Università

Lo studio, mai avviato prima d'ora, è quindi finalizzato ad una migliore comprensione dell’architettura geologica, oltre a fornire una miglior conoscenza sulla formazione e sull’evoluzione geologica del Bacino di Firenze-Prato-Pistoia: «Da anni si pensava di avviare una ricerca, che è stata approvata solo nei giorni scorsi. Le indagini vogliono, in poche parole, scoprire la composizione del terreno su cui camminiamo, e per farlo ci saranno diverse fasi», spiega Chiara Del Ventisette, docente di Geologia strutturale e tettonica, dipartimento di Scienze della Terra di UniFi.

La prima fase consiste nella revisione e nell'integrazione dei dati geologici esistenti e una stesura di un rapporto preliminare. In questo momento gli studiosi si concentreranno su un’approfondita revisione dei dati esistenti che verranno rivalutati e integrati con i nuovi rilievi geologici e geologico-strutturali del terreno, con i dati geologico-strutturali che verranno raccolti in stazioni di misura e con le indagini esistenti in bibliografia, ma anche forniti dal Comune. La seconda fase tratta dell'interpretazione dei dati geofisici. Prendendo in considerazione una linea sismica lunga 500 m, che va da via di Careggi fino a via della Concezione, sarà possibile raccogliere informazioni sulle relazioni tra i sedimenti che costituisco il riempimento del Bacino di Firenze-Prato-Pistoia e il substrato.

La stratigrafia

Infine sarà possibile fornire una «stratigrafia», ovvero uno studio sulla datazione delle rocce e sui rapporti reciproci fra unità rocciose, dei sedimenti di bacino. La terza fase prevede l'integrazione tra i dati geologici e geofisici e, infine, la stesura del rapporto finale. In questa fase verranno integrati i risultati dei dati geofisici acquisiti con le conoscenze geologiche e geologico-strutturali derivate dalla prima fase, fino ad arrivare alla ultima fase, che consiste nella pubblicazione di un articolo scientifico. Nel corso della ricerca potranno partecipare solo i docenti coinvolti, perciò non saranno ammessi studenti. Una scelta dettata dai dati trattati, altamente sensibili: «Ma mi piacerebbe coinvolgere i ragazzi e le ragazze, e l'occasione migliore sono le prove. Per loro significherebbe interfacciarsi con la realtà», spiega la professoressa Del Ventisette.

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