Il Tirreno

Firenze

La frode finanziaria

Firenze, raggirati dal falso broker: la procura chiede il processo

di Matteo Leoni
Un broker finanziario al lavoro (foto d’archivio)
Un broker finanziario al lavoro (foto d’archivio)

Contestate truffe per un valore totale di 1,1 milioni di euro

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FIRENZE. La procura del capoluogo toscano ha chiesto il processo per Ronald Thomas Eufracia Reynoso, il ventottenne fiorentino originario di Santo Domingo accusato di aver messo a segno raggiri milionari spacciandosi per un broker esperto di trading online. La pm Ester Nocera ha chiesto il rinvio a giudizio per lui e per altre tre persone, tra cui tra cui il socio al 25% della Taurus srl, la società, di cui Eufracia era ceo e titolare, una parente e un presunto procacciatore di clienti. A tutti viene contestato il reato di associazione per delinquere, con l’accusa di aver dato vita – il trentenne in qualità di promotore – a un gruppo, «con struttura seppur primitiva», finalizzato «per sua natura a ottenere guadagni provento di false operazioni finanziar realizzate con i denari di ignari clienti della società Taurus srl».

Le somme

Tra le presunte vittime del falso broker figurerebbero numerosi nomi della “Firenze bene”. In tutto nella rete di Eufracia, stando alle indagini, sarebbero cadute circa 75 persone. Sempre in base all’accusa, complessivamente gli indagati, Ronald Eufracia in testa, avrebbero intascato somme per un totale di 1,1 milioni di euro, «calcolando – si legge nelle carte – la differenza su ciascun rapporto bancario tra quanto ricevuto dalla totalità delle vittime della frode e quanto alle stesse restituito».

«Come funzionava»

Le presunte truffe venivano messe a segno con «raggiri consistenti nel far credere alle parti offese di possedere competenze avanzate nel settore degli investimenti finanziari, e che il risparmio conferito dalle stesse fosse destinato all’acquisto di titoli azionari e obbligazionari con la promessa di rilevanti profitti e la garanzia del capitale versato, promuovendo la fraudolenta attività finanziaria svolta abusivamente in assenza di autorizzazioni o iscrizioni a albi». Il tutto condito da «uffici e personale addetto alla ricezione dei clienti», «fittizia contrattualistica finanziaria», «la creazione di un sito internet e di una applicazione per dispositivi mobili per la divulgazione di informazioni finanziarie».

Gli investimenti

Gli investimenti andavano da piccole cifre, 2mila euro, fino a somme decisamente più corpose, nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro. Il meccanismo messo in atto era quello del cosiddetto “schema Ponzi”: al potenziale cliente veniva promesso un investimento con rendimenti superiori ai tassi di mercato, in tempi ravvicinati. Spesso, per non fargli sospettare nulla, dopo poco tempo gli veniva restituita parte della somma investita, facendogli credere che il sistema funzionasse e che i soldi fossero il primo risultato dell’investimento. Ma il denaro, invece di essere investito, finiva dritto nelle tasche del presunto truffatore.

Per mesi, a indagini ancora aperte, sono continuate ad arrivare sulla scrivania della pm Ester Nocera querele da parte delle vittime del presunto falso broker. Ma il sospetto degli investigatori è che i raggiri realmente messi a segno possano essere ancora maggiori, nell’ordine di alcuni milioni di euro di valore. Molti infatti potrebbero aver deciso di non denunciare, per non dover giustificare il possesso di denaro magari intascato “al nero”. L’udienza preliminare, davanti al gip Angelo Antonio Pezzuti, è fissata per il 21 ottobre prossimo.

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