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L'inchiesta

A Firenze per fare le badanti, poi fatte prostituire in strada: chiesto il processo per quattro, chi sono

di Matteo Leoni
A Firenze per fare le badanti, poi fatte prostituire in strada: chiesto il processo per quattro, chi sono

L’attività veniva pubblicizzata con la creazione di specifici profili su siti d’incontri

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FIRENZE. Per oltre un anno, da agosto 2021 a novembre 2022, avrebbero dato vita a un associazione criminale specializzata nello sfruttamento della prostituzione: donne fatte arrivare dal Perù col miraggio di un lavoro e poi costrette a vendersi in strada per arricchire il gruppo, subendo anche minacce e violenze sessuali. Con questa accusa il pm Alessandro Piscitelli ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone, due uomini e due donne, tutte di origine peruviana. L’udienza preliminare è fissata per il 2 ottobre prossimo davanti al gip Alessandro Moneti.

Il processo è stato chiesto per Edwin Asto Valdez, di 45 anni, per Jasmine Edith Alamas Campos, 25 anni, assistiti dall’avvocato Sara Palandri; per Oscar Armando Lopez Calderon, di 42 anni, e per Veronica Elizabeth Bernales Aldea, entrambi difesi dall’avvocato Massimiliano Palena. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione per delinquere, sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e anche detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

Il meccanismo ricostruito dalla procura era questo: le connazionali venivano fatte arrivare in Italia, e nel dettaglio a Firenze, con la promessa di facili guadagni e di un lavoro come badanti o collaboratrici domestiche. A volte il gruppo criminale avrebbe addirittura pagato i soldi del volo da Lima a Firenze, pur di convincerle a venire in Italia. Una volta atterrate però la storia era diversa. Le donne, anche sotto la minaccia che venisse fatto del male ai loro familiari rimasti in Perù, venivano avviate alla prostituzione. Erano costrette a vendersi in strada, o nelle auto dei clienti. Più raramente in abitazioni e camper messi a disposizione dal gruppo criminale. Il tutto, sempre per l’accusa, sotto lo sguardo attento dei componenti del gruppo criminale, che incassavano il denaro e restituivano alle donne soltanto una piccola parte. Nel procedimento si sono costituite parti civili due vittime dell’associazione, entrambe difese dall’avvocato Elisa Baldocci.

In base alla ricostruzione accusatoria, Edwin Asto Valdez e Jasmine Edith Alamas Campos sarebbero stati i vertici del gruppo criminale: avrebbero svolto attività direttiva con riguardo alla distribuzione dei ruoli, alla gestione delle vittime e in generale all’organizzazione della loro attività. I due complici si sarebbero occupati di organizzare gli spostamenti delle donne e di preparare i luoghi dove avvivano gli incontri con i clienti.

Il controllo sulle donne vittime del gruppo era stringente. La loro attività in strada veniva monitorata con continui passaggi in auto, chiamate al telefono e perfino attraverso una chat su Whatsapp. L’attività veniva pubblicizzata con la creazione di specifici profili su siti d’incontri. In almeno due casi le donne avrebbero subito violenza sessuale da alcuni degli aguzzini: «Altrimenti – era la minaccia ricorrente – facciamo del male ai tuoi familiari in Perù», oppure «so dove abita la tua famiglia».

La minaccia veniva resa più efficace mostrando le foto dei parenti. Ad Asto Valdez, Lopez Calderon e Campos viene contestato anche di aver detenuto 41 dosi di cocaina, del peso complessivo di oltre 22 grammi.

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