Dov’è Kata? La procura dopo un anno dalla scomparsa: «Due gli elementi che ostacolano le indagini»
Restano due gli indagati per la bambina peruviana di 5 anni: le piste più plausibili
FIRENZE. «Allo stato attuale abbiamo ancora due indagati. Non è una novità, ma non vi sono elementi per poter archiviare e declinare le posizioni di questi soggetti». È quanto conferma il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, durante una conferenza stampa sul caso Kata, la bambina scomparsa . «La complessità delle indagini - prosegue - è legata anche al contesto molto particolare in cui si sono sviluppati i fatti, si tratta di comunità di soggetti peruviani e di soggetti di 'area rumena' che si sono caratterizzate per atteggiamenti anche non collaborativi. Ci siamo mossi anche in un quadro un po' omertoso, che ha contribuito a rendere le nostre indagini molto complesse».
Al tempo stesso si è rafforzata fra gli inquirenti la convinzione che la chiave della scomparsa di Kata sia la porzione dell'ex hotel Astor non coperta dalla sorveglianza degli occhi elettronici: «Abbiamo la conferma che la rete di videocamere che circonda l'hotel Astor effettivamente aveva un buco - evidenzia Spiezia - un'area non coperta dall'osservazione. Abbiamo ragione di ritenere che quello spazio è stato sfruttato da coloro che hanno organizzato la scomparsa della bambina. Questo è uno degli elementi che ci inducono a credere che si è trattato di un piano ben predisposto».
Traffico di droga, racket delle stanze all'ex hotel Astor, scambio di persona, possibili abusi a sfondo sessuale. Sono queste le maggiori ipotesi investigative che la procura di Firenze privilegia nell'indagine. Il lavoro degli investigatori, aggiunge Spiezia «sta proseguendo su più piste, e la differenza rispetto alla fase iniziale è che il nostro lavoro è più selettivo rispetto alle ipotesi prese in considerazione».
Spiezia ha poi assicurato che «le indagini non sono mai state interrotte», e «non solo abbiamo continuato a coltivare possibili nuove piste, ma anche proceduto a una rilettura ancora in corso degli atti materiali investigativi, informativi raccolti nella prima fase di indagine, perché evidentemente con una maggiore familiarità di nomi, volti, suoni e voci di persone è possibile oggi anche valorizzare aspetti di dettaglio rispetto a una prima fase di indagine».