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Tragedia sul lavoro

Crollo nel cantiere Esselunga, acquisite le foto dell’ancoraggio della trave. Il titolare della ditta: «L’avevamo fissata»

L’area del crollo all’interno del cantiere di via Mariti
L’area del crollo all’interno del cantiere di via Mariti

I sospetti si concentrano sul dente. L’imam di Firenze racconta di presunti casi di caporalato nel cantiere: «Mi hanno detto che a gennaio sono arrivate altre imprese, perché c’erano ritardi»

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FIRENZE. «Quella trave era ancorata perfettamente, da parte nostra mi sento il cuore apposto». A dirlo è Ettore Longinotti, uno dei titolari della Mina srl, la società di Fidenza in provincia di Parma che era incaricata di assemblare le travi nel cantiere per la realizzazione dell’Esselunga di via Mariti a Firenze, dove il 16 febbraio cinque operai hanno perso la vita nel crollo di un edificio in costruzione. La ditta è una delle tre sulle quali, in questa prima fase dell’inchiesta, si stanno concentrando gli accertamenti disposti dalla procura. Le altre sono la abruzzese Rdb, che ha prodotto i pezzi prefabbricati (trave e dente), e la Edilizia Pavese srl, con sede a Torre d’Isola in provincia di Pavia, in qualità di azienda titolare dell’appalto.

«La nostra ditta è incaricata del trasporto e del montaggio – spiega sempre Longinotti –, quella trave era stata fissata come è stato fatto per tutte le altre». Nei giorni scorsi la polizia postale si è presentata nella sede legale della ditta e ha acquisito tutti i documenti relativi ai lavori eseguiti nel cantiere di via Mariti. Non solo autorizzazioni e concessioni, ma anche alcune foto che, secondo quanto si apprende, testimonierebbero le fasi di installazione e di fissaggio della trave sul dente, come viene chiamata in gergo la mensola in cemento armato su sui poggia e che sostiene la trave stessa. Alla Mina srl si spera che l’indagine sia rapida: «Tutti lavoriamo per mangiare – aggiunge Longinotti –, abbiamo tanta gente che lavora otto di noi e tante famiglie che dipendono da queste persone, e per adesso siamo fermi».

Sul fronte delle indagini intanto da qualche giorno l’attenzione degli investigatori si sarebbe puntata proprio sul dente su era poggiata la trave. L’ipotesi al vaglio è che possa essere stato questo elemento di cemento armato a cedere. Quando gli operai hanno iniziato a gettare il cemento sul solaio sovrastante – erano arrivati circa al 15% dell’opera –, il dente potrebbe non avere retto sotto il peso, sbriciolandosi e facendo collassare il resto della struttura. Come sono andate davvero le cose però si saprà soltanto all’esito della maxi consulenza che sarà affidata nei prossimi giorni dalla procura. Per il momento il fascicolo, per omicidio colposo plurimo e crollo colposo, è a carico di ignoti. Ma con tutta probabilità quando verranno conferiti gli incarichi per le perizie – una questione di giorni – scatteranno in parallelo anche i primi avvisi di garanzia. L’inchiesta è diretta dal procuratore capo Filippo Spiezia e dai pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone.

Nei giorni scorsi alcuni dei tecnici responsabili dei lavori sono stati sentiti dalla polizia giudiziaria: ad ora sono stati interrogati come persone informate sui fatti. Non è escluso che altri tecnici vengano sentiti nei prossimi giorni, e neppure che le stesse persone possano essere interrogate di nuovo nel prosieguo dell’inchiesta.

Intanto l’imam di Firenze Izzedin Elzir racconta di presunti casi di caporalato nel cantiere, dicendo di aver parlato con tre operai egiziani assunti tramite un intermediario: «Questo ha chiesto loro che, in cambio di avergli trovato un lavoro stabile, avrebbero dovuto pagargli sette euro su 12 euro l'ora di compenso».

Inoltre, aggiunge «mi hanno raccontato che a fine gennaio sono arrivate altre ditte di rinforzo perché i lavori erano in ritardo».

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