Kata, una telefonata porta in Perù: «È ancora viva»
Nei giorni successivi al rapimento il padre della bimba è stato contattato dal fratello, detenuto nel paese d'origine: «L'hanno presa per sbaglio, adesso ci penso io». Lo zio e gli altri due indagati restano in carcere nell’ambito dell’inchiesta sul presunto racket degli affitti all’Astor
FIRENZE. C’è una pista che porta al Perù. Da una telefonata arriva la speranza che la piccola Kataleya Alvarez, scomparsa dall’ex hotel Astor di Firenze il 10 giugno scorso, sia ancora viva. Pochi giorni dopo il rapimento il padre della piccola è stato contattato dal fratello, detenuto il Perù: «Kata è qui – gli avrebbe detto -, l’hanno rapita per sbaglio, ci penso io» . La conversazione è nota alla procura di Firenze. A riferirla sarebbe stato proprio il padre della bimba, su consiglio del suo pool di legali.
La pista, che per il momento non avrebbe portato a risultati concreti, resta sempre aperta e sarebbero in corso contatti tra la polizia peruviana e quella italiana. Gli inquirenti fiorentini procedono per il reato di sequestro di persona a scopo di estorsione, maturato nell’ambito della guerra per il controllo del racket delle camere all’interno dell’ex hotel. Su questo fronte, nelle scorse settimane quattro uomini, tra cui lo stesso zio di Kata, sono stati arrestati con l’accusa di essere gli autori di un tentato omicidio, avvenuto nell’ex hotel proprio nell’ambito delle lotte per la gestione delle stanze.
Lo zio e altri due indagati restano in carcere
Pericolo di reiterazione del reato. Con questa motivazione il gip del tribunale di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, nell'ambito dell'inchiesta su un presunto racket degli affitti nell'ex hotel occupato Astor ha confermato la misura cautelare degli arresti in carcere per Abel Alvarez Vasquez, 29 anni, zio materno di Mia Kataleya Chicclo Alvarez, per tutti Kata, la bambina peruviana di 5 anni che proprio dall'Astor è scomparsa il 10 giugno scorso. Stessa decisione anche nei confronti di altri due indagati: Carlos De La Colina Palomino, detto Carlos, e Nicolas Lenes Aucaucasi, detto Nicolas. Per un quarto indagato, Carlos Manuel Salinas Mena, detto Manuel, 63 anni, il gip ha accolto la richiesta di attenuazione della misura cautelare, presentata dell'avvocato Elisa Baldocci, è ha concesso all'uomo gli arresti domiciliari.
I reati contestati ai quattro sono estorsione, tentata estorsione e rapina, commessi tra il novembre del 2022 e lo scorso maggio, nonché tentato omicidio e lesioni gravi commesse il 28 maggio, quando secondo quanto ricostruito dagli investigatori, all'Astor vi fu un raid punitivo, con bastoni e mazze da baseball, da parte dei quattro indagati, probabilmente insieme ad altri non ancora identificati, nei confronti di alcuni occupanti. In quella circostanza un uomo precipitò da una finestra dell'ex hotel per sfuggire all'aggressione. Gli indagati, per gli inquirenti, avrebbero preteso il pagamento di somme tra 600 e 700 euro dalle persone che volevano entrare nella struttura. Sia nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip che successivamente dal pm che conduce l'inchiesta, i quattro hanno risposto alle domande dei magistrati fornendo la loro versione dei fatti. Nel corso degli interrogatori ai quattro non sono state rivolte domande relative all'inchiesta sul presunto rapimento di Kata.