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Moda e riciclo. Le scarpe fatte con camicie, stracci e camere d’aria

di Valentina Tisi

	Alcune delle sneakers create da “Le Signe”
Alcune delle sneakers create da “Le Signe”

Qui nascono le sneakers ecosostenibili

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SIGNA.  C’è l’amore per il proprio lavoro nelle mani che toccano e selezionano le diverse stoffe, nelle parole che descrivono come nascono le sneakers artigianali nel suo laboratorio, c’è passione per un mestiere che fa parte della storia della sua famiglia e che Giuliano Nardi ha trovato il modo di portare avanti coniugando l’arte del saper fare con una tematica importante e più che mai attuale come quella del riciclo. In tempi in cui si sente parlare sempre più spesso di economia circolare Nardi ha preso questo principio e lo ha applicato a quello che sa fare meglio, realizzare scarpe, così è nata la sua attività e il marchio Le Signe.

«Ho iniziato a lavorare in questo campo praticamente subito dopo tornato dal militare, verso la fine degli anni ’80 - racconta -. Ho cominciato col babbo e gli zii, che allora avevano un calzaturificio, sempre qui all’Indicatore. Facevamo pantofole e poi scarpe di tela, la ditta è andata avanti fino al 2005 ma la domanda era calata. Dopo qualche anno ho ripreso l’attività, intorno al 2010, realizzando sneakers».

Ed è da lì che piano piano ha cominciato a maturare l’idea di creare qualcosa di unico. «L’idea è nata per caso - ricorda -, avevo una vecchia camicia hawaiana e mi sono detto "perché non provare a farci delle scarpe". Poi in occasione di un Pitti ho pensato di portare queste scarpe e di metterle in esposizione, hanno avuto successo e da lì ho immaginato di poter mettere su qualcosa di nuovo».

Pile di abiti vecchi recuperati a Prato, dalle camicie a fantasia fino ai pantaloni mimetici, dalle giacche alle cravatte fino ai cappotti, tutto può essere usato per creare le sneakers Le Signe, persino i cartelloni pubblicitari appesi lungo le strade, le balle del caffè o le camere d’aria.

«Prendo balle di camicie e abiti di scarto dai magazzini dell’usato a Prato - spiega Giuliano Nardi - seleziono quelli che verrebbero buttati via perché sono rotti o strappati e non possono essere rivenduti, oppure giubbotti di pelle o vecchie camere d’aria dai gommai, anche se quelle sono sempre più difficili da trovare, oppure recupero le balle del caffè dalle torrefazioni qui in zona. Smonto, taglio, accoppio con altro tessuto. Da lì poi taglio la tomaia che viene cucita e montata sulla suola di gomma e vulcanizzata in modo da diventare un blocco unico».

Una procedura che Nardi porta avanti con cura da solo, muovendosi con naturalezza tra quelle macchine che ha imparato a conoscere fin da ragazzo, riuscendo a realizzare circa tre pezzi al giorno. Pezzi assolutamente unici, ognuno con una storia e sé, a seconda del taglio di stoffa scelto.

«Chi viene a comprare può scegliere tra le varie fantasie - spiega - ma può anche avere delle scarpe personalizzate, basta che venga in laboratorio e scelga ad esempio la camicia che vuole usare».

«Vendo direttamente qui - dice ancora - oppure online dal sito lesigneofficial.com o su Facebook». Intrapreso questo nuovo cammino però Nardi non si è fermato, anzi sta già lavorando a un nuovo prodotto: «Ho iniziato a produrre pantofole per casa, fatte con un materiale ottenuto dalla lavorazione delle bottiglie di plastica riciclate che viene fatto a Prato. Per il momento ho realizzato i primi campioni».

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