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L'INTERVISTA

Alberto Malesani, il "maestro" di Italiano: «È quasi una Viola da Champions»

Francesco Gensini
Alberto Malesani
Alberto Malesani

«Il mister punterà su Amrabat. L’ha studiato, l’ha inquadrato, l’ha istruito e poi negli ultimi due mesi ci ha puntato. Significa che era pronto a fare quello che voleva»

09 giugno 2022
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FIRENZE. «È stato fonte d’ispirazione per me. Più di vent’anni fa proponeva un calcio all’avanguardia e molto dei miei metodi di lavoro si basa su quello che mi ha insegnato a Verona». L’ha detto Vincenzo Italiano a Dazn e si riferiva a lei, Malesani. «Davvero? Che bella soddisfazione. Sono felice e orgoglioso, vuol dire che sono stato un buon insegnante. Lo ringrazio tanto». Da una parte c’è Alberto Malesani, allenatore del Verona dal 2001 al 2003; dall’altra Vincenzo Italiano da Karlsruhe (solo di nascita, siciliano a tutti gli effetti) , centrocampista del Verona di Malesani in quelle due stagioni e oggi allenatore della Fiorentina.
 

Soddisfazione comprensibile, la sua: ma cosa proponeva per aver affascinato e colpito così il tecnico viola?

«Credo la globalità del mio lavoro sulla squadra, che non era solo tecnico-tattico, ma era insieme fisico e psicologico. Più che altro penso abbia attinto dalla mia idea di svolgere ogni allenamento come se fosse una partita, con una riproposizione il più fedele possibile delle dinamiche che avremmo poi trovato contro l’avversario di turno. Erano vere e proprie mini-partite undici contro undici, nelle quali allenavo il collettivo intero prima di tutto a ripetere ciò che era fatto bene e a correggere ciò che non aveva funzionato, poi passavo nella stessa maniera alla fase riguardante il singolo calciatore. Tutto era messo in pratica ripetendo le condizioni di gara, “stress” compreso».
 

Italiano ha imparato bene: primo anno a Firenze e settimo posto in campionato. Insomma, la Fiorentina è tornata in Europa grazie ad Alberto Malesani.

«No no (ride, ndr) . Il merito è tutto di Italiano, della squadra e della società che quella squadra gli ha messo a disposizione. Vincenzo ha confermato di meritare tutto quello che di buono si dice sul suo conto. È bravo. Ma lo sapevo. Da calciatore era uno curioso: si informava, voleva sapere, annotava ogni dettaglio».
Ha avuto modo di seguire la Fiorentina?
«In tv spesso. Anzi, dirò di più. Negli ultimi otto anni della mia vita (Malesani ha allenato il Sassuolo nel 2014 e da allora, per scelta e per circostanze non si è più seduto in panchina: adesso produce vini, ndr) ho visto dal vivo una sola partita: Verona-Fiorentina dello scorso dicembre».
 

Impressioni?

«Nel primo tempo mi era piaciuto più il Verona, ma Italiano ha un’altra qualità: sa variare in corso d’opera. Ha fatto due-tre mosse e la Fiorentina ha cambiato passo, fino a quando Castrovilli ha rimesso a posto la situazione segnando il gol dell’1-1. A proposito: grandissimo calciatore, Castrovilli. L’infortunio è un brutto guaio».
 

Torniamo a Malesani maestro di Italiano: guardando la Fiorentina giocare, dove si rivede?

«Nel pragmatismo, nel coraggio tattico, anche se Vincenzo è più coraggioso di me nei movimenti che indica ai suoi di seguire. Mutuando un’espressione dal tennis, lui gioca molto in anticipo. Studia l’avversario per prevenirne le mosse con un calcio aggressivo, organizzato, molto bello da vedersi, in cui coinvolge gli esterni in maniera impressionante. Un consiglio? Se posso, qualche volta rischi un po’ meno».
 

Il regista è fondamentale nei suoi schemi e Torreira è quasi “perso”. Un problema?

«No. Per un motivo semplice: Italiano punterà su Amrabat. L’ha studiato, l’ha inquadrato, l’ha istruito e poi negli ultimi due mesi ci ha puntato. Significa che era pronto a fare quello che voleva».
 

A proposito di consigli. Ha suggerimenti al suo “allievo” che sta per incontrare la società per definire il futuro?

«Ci sono quattro condizioni per definire fatto bene il lavoro di un allenatore: la realizzazione tecnico-tattica del progetto squadra, portare i calciatori a credere ciecamente in quello che proponi loro, un bel rapporto con la società, l’affetto della gente. Io che ho conosciuto quello di Firenze so quanto siano importanti i tifosi viola. In sinergia con i dirigenti, fossi in Vincenzo non solo andrei avanti, ma proverei a fare ancora più grande la Fiorentina potendo contare su un presidente che lo asseconda nelle richieste. Io avevo indicato la squadra viola dentro le Coppe europee alla fine dell’ultimo campionato. Adesso dico che nel prossimo, se mantiene questo gruppo e ci mette i rinforzi giusti, arriva nelle prime quattro». 

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