L’Empoli non balla più da solo. In pista anche il popolo azzurro
Insieme all’entusiasmo sono cresciuti sia gli abbonati che le presenze allo stadio. Il presidente dell’Unione club Bagnoli: «Ora portiamo i nostri colori anche in città»
EMPOLI. Una classifica da sogno, 10 punti dopo 6 turni, il dato ai confini della realtà di essere l’unica imbattuta della Serie A (e una delle poche in tutta Europa), una fase difensiva d’acciaio (2 soli gol al passivo). I motivi per sorridere, in casa Empoli, sono tanti. Talmente tanti che ora gli azzurri non ballano più da soli. No, attorno alla squadra l’entusiasmo è cresciuto arrivando a livelli mai toccati.
La prova al di là di ogni ragionevole dubbio arriva anche in questo caso dai numeri. Col record dei 7.015 abbonati ( l’Empoli che non è più fanalino di coda di questa classifica con Monza, Como e Venezia che hanno meno) ma anche 35.871 presenze complessive allo stadio nelle 3 gare consumate al Castellani. Certo il fatto che le ultime due siano state con Juve (15.072 spettatori) e Fiorentina (13.053) aiuta, ma la media (col Monza, al debutto, c’erano 7.746 persone) racconta di quasi 12.000 spettatori a partita (11.957). E non può fare altrettanto col clima e l’energia positiva intorno alla truppa di Roberto D’Aversa. «È vero – conferma Athos Bagnoli, presidente dell’Unione club azzurri – c’è una bella aria e anche nel derby forse lo spettacolo dei tifosi, compresa la trasferta coi motorini dei fiorentini, è stato migliore di quello poi visto in campo. Il motivo? Più di uno».
Ad esempio?
«L’atteggiamento della squadra e il suo spirito battagliero. Oggi l’empolese si è identifica nell’Empoli ed è molto bello. La salvezza dello scorso maggio, all’ultimo tuffo e in casa, è stata come un detonatore. E l’entusiasmo che si è acceso è stato coltivato. Inoltre la nuova generazione degli sportivi è nata e cresciuta, per meriti e per fortuna, con la squadra in Serie A e oggi molti ragazzi non hanno due squadre, come accaduto per la mia e per altre generazioni, ma tifano solo Empoli».
Qualche merito, per la massiccia presenza di giovani, ce l’avrà anche la vostra “Scuola del tifo”...
«Il progetto era nato anche per questo. L’anno scorso abbiamo coinvolto più di 1.100 alunni delle quarte e quinte elementari della zona e nel corso del tempo magari qualcosa abbiamo davvero seminato».
Ci sarà anche quest’anno?
«Sì, stiamo ultimando gli incontri coi vari dirigenti scolastici. Magari diminuiremo il numero complessivo degli incontri, perché l’impegno sta diventando eccessivo per noi, ma la “Scuola del tifo” ci sarà».
E per provare a cavalcare l’onda dell’attuale entusiasmo avete in mente qualcosa?
«Lo zoccolo duro ormai si è allargato e la squadra avrà il suo seguito anche domenica a Roma contro la Lazio. Personalmente mi piacerebbe riuscire a portare questo clima anche fuori dallo stadio».
Cioè?
«Non vedo l’azzurro in città. Mi piacerebbe, invece, che ogni locale, ogni negozio esponesse i nostri colori. Nella scorsa legislazione, quando entrai in consiglio comunale, consegnai il gagliardetto a ogni collega, ogni assessore e in ogni ufficio. Sarebbe bello se tutta la città fosse coinvolta da questa bella atmosfera».
Aspettando che proprio lo stadio si rifaccia il trucco...
«Un altro punto importante. Attirerà più persone, ma bisogna prima far partire questi benedetti lavori».
Non è fiducioso?
«Lo sono perché la società ci punta e ci crede. Ma vorrei che anche tutti gli empolesi lo facessero. Chi non vuole lo stadio nuovo lo dica, ma chi ha l’azzurro nel cuore lo vuole e lo vuole il prima possibile».