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Luperto il capitano carismatico un leader col record di presenze

di Luca D'Alessandro
Luperto il capitano carismatico un leader col record di presenze<br type="_moz" />

Il difensore dell’Empoli ha disputato ben 39 partite nella stagione appena conclusa. Dietro al portiere del Lecce Falcone è il calciatore più impiegato dell’intera Serie A

02 giugno 2024
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EMPOLI. Un capitano dimostra la sua autorevolezza con l’esempio. È il primo a non mollare, a dare tutto in campo, a non risparmiarsi. È sempre presente per i suoi compagni e difficilmente tradisce la loro fiducia. L’Empoli può dirsi fortunato ad aver trovato un giocatore con queste caratteristiche: Sebastiano Luperto.

Quando si parla del “Lupo” dovremmo metterci tutti in piedi sul tavolino come gli studenti del professor Keating nel film “L’attimo fuggente”, urlando a squarciagola «O capitano mio capitano!». Questo meriterebbe un giocatore che ha fatto dell’abnegazione e dell’impegno costante il suo marchio di fabbrica. Ben 39 gare stagionali, considerando anche la sconfitta col Cittadella nel primo turno di Coppa Italia, 39 presenze. Tutte con la fascia al braccio. Su 3.510 minuti totali (escludendo per semplicità i fastidiosi recuperi sempre più lunghi), Luperto ne ha giocati ben 3.497. Gliene mancano solo 13, quelli del finale della terzultima di campionato contro la Lazio, quando Nicola decise di privarsi del suo capitano per tentare l’assalto finale al pareggio. In Serie A nessun calciatore di movimento ha giocato più di lui, e solo per quei 13 minuti non può condividere il primo posto assoluto col portiere del Lecce Falcone. Ma non solo: sommando i dati dello scorso anno, tra i giocatori di movimento solo un altro salentino può vantare più impiego di lui, il collega di reparto Baschirotto.

Un condottiero del genere svolge un ruolo fondamentale nello spogliatoio. Compatta il gruppo, amalgama i nuovi elementi, fornisce una guida sicura quando fuori dalla stanza il mare è in tempesta e la rotta non è chiara. E sappiamo bene quanto sia stato incerto il tragitto dell’Empoli in questa stagione. La partenza difficile sotto Zanetti conclusa dopo sole quattro gare e con il pesante passivo di sette gol a Roma. Il ritorno di Andreazzoli, capace di portare i primi sussulti tra cui la vittoria nel derby proprio nel giorno in cui Luperto ha raggiunto le cento presenze in maglia azzurra. Il nuovo periodo terribile che ha portato al secondo cambio in panchina, dove è arrivato un allenatore completamente diverso dai precedenti come Nicola. Ma Luperto è rimasto sempre al suo posto, con la fascia al braccio e le redini della difesa in mano. Non importa se la linea è a quattro uomini o a tre, se si chiede un pressing asfissiante o una posizione d’attesa, se il focus è su una copertura di reparto o più mirata all’uno contro uno. Lui è indispensabile per ogni tecnico, per ogni tipo di gioco, contro ogni avversario, in ogni partita.

Sono passati quasi sette anni da quando, in un Ternana-Empoli 1-1 di inizio stagione in Serie B, Luperto ha fatto il suo esordio con la maglia azzurra. Quasi ventunenne, aveva appena completato la sua formazione calcistica nel Napoli. Dopo quell’annata, culminata con la promozione, la società di De Laurentiis decise di tenerlo in rosa ma senza trovargli spazio. Un momento del genere è uno spartiacque nella carriera di tanti ragazzi: possono compiere la scelta più saggia oppure perdersi e non ritrovarsi più. Lui ha preso la via giusta e tre anni fa è tornato al Castellani, stavolta rimanendoci. Luperto rispecchia così in pieno una parte diversa ma fondamentale del progetto Empoli. Quella che non è fatta del talento scintillante dei vari Baldanzi, Asllani e Parisi, per i quali la piazza è un luogo di grande sviluppo ma anche di passaggio verso lidi più rinomati. Luperto è l’esempio tipico del giocatore che non avrà i piedi di Maradona ma che trova qui l’ambiente giusto per esprimersi al meglio e dare il massimo.

Ed è anche, forse soprattutto, con questo tipo di giocatori che si scrive la storia di un club.




 

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