Il Tirreno

Empoli

Il gioco si fa duro? Per Bellusci è l’ora di entrare in scena 

di David Biuzzi
Il gioco si fa duro? Per Bellusci è l’ora di entrare in scena 

È tornato a guidare la retroguardia con Fiorentina e Milan e non a caso visto che il difensore è parente di John Belushi

26 aprile 2017
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EMPOLI. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Il copyright della frase è di Bluto, straordinario protagonista dello straordinario Animal House, film del 1978 firmato John Landis. E, non a caso, era un altro John a dare volto, voce e anima a quel personaggio, forse uno dei più belli della storia del cinema: John Belushi. Già, perché quella memorabile frase (peraltro riferita a un non mai avvenuto bombardamento dei tedeschi a Pearl Harbour, visto che i furono i giapponesi ad attaccare...) nel microcosmo Empoli non può che riferirsi a una persona, ovvero Giuseppe Bellusci. E non solo perché i due cognomi si somigliano. Succede, infatti, per il motivo più sorprendente e al tempo stesso più semplice: i due sono parenti. Alla lontana, ma sono parenti.
«Il nonno di suo padre era il fratello del nonno del mio – rivela il difensore azzurro – partirono dall’Albania, paese d’origine delle nostra famiglia, tanti anni fa. Uno diretto qui, in Italia, l’altro negli Usa».
John è morto nel 1982, 7 anni prima che lei nascesse, il fratello Jim continua la carriera di attore: avete mantenuto dei contatti?
«No, nessuno. Probabilmente quel ramo della famiglia ignora completamente la nostra esistenza. Però il legame c’è, l’origine è la stessa».
E, peraltro, quella famosa frase di Bluto sembra adattarsi alla perfezione al suo periodo: il momento era duro, lei è tornato a giocare e...
«E sono arrivati due grandi imprese. Ma non certo per merito mio. È stato l’Empoli a conquistarsele, lottando con le unghie e con i denti».
Già, ma come ci è riuscito? Cosa è scattato dopo un lungo periodo opaco?
«Non saprei, non c’è stato un momento particolare in cui ci siamo parlati o riuniti per decidere cosa fare. Qualcosa probabilmente è scattato, questo sì, e secondo me è il fatto che abbiamo cominciato tutti, ma proprio tutti, a non voler perdere le partite. Prima, forse, ci accontentavamo di provare a vincerle. Ma ora c’è quel pizzico in più di determinazione, di fame, che ti permette di ottenere risultati insperati».
È stata la rimonta del Crotone a farvi cambiare?
«Può aver contribuito. Ma a mio avviso ci siamo accorti, forse un po’ tardi, di non essere più l’Empoli frizzante delle ultime stagioni. E se non hai la stessa qualità devi sopperire con la quantità. Non c’è altro modo».
Ed è venuto fuori un Empoli a immagine e somiglianza di Bellusci...
«Per forza. Io di qualità ne ho davvero poco, quindi per stare a questi livelli devo metterci altre caratteristiche, sfruttare altre armi».
E sia lei che l’Empoli dovete continuare a farlo.
«Esatto. Due imprese così potevano salvarci, ma ora anche il Crotone sta correndo. Quindi il traguardo è ancora lontano e per un altro mese dobbiamo tenere la testa bassa e pedalare, soffire e sacrificarci. A cominciare da domenica, col Sassuolo, perché sarà un’altra battaglia».
Parola di Bellusci, che non è Belushi. Ma se non è Blues Brothers siamo almeno ai... fratelli azzurri.
@DavidBiuzzi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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