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Empoli, canone per i ripetitori: il Comune sconfitto al Tar. I motivi

di Luca Cinotti
Un’antenna per la telefonia cellulare a Empoli (Foto Juri Autovino)
Un’antenna per la telefonia cellulare a Empoli (Foto Juri Autovino)

I giudici annullano la richiesta di 155mila euro alla società Inwit per otto antenne: «Sono importi esorbitanti»

18 novembre 2024
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EMPOLI. Nuovo capitolo della “querelle antenne” a Empoli. Stavolta non si tratta di autorizzazioni (contestate) per nuovi ripetitori, ma di una contrapposizione tra il Comune e Inwit sul pagamento del canone. Uno scontro in cui ballano oltre 150mila euro e che è finita, davanti ai giudici del Tar di Firenze, con una sconfitta dell’amministrazione pubblica.

Nel dettaglio, il Comune aveva chiesto nel 2021 a Inwit (società nata da Telecom per realizzare i ripetitori per conto di tutti i gestori) un canone di 155.600 euro per otto antenne: 18.700 euro ciascuno per sei impianti singoli e due canoni da 21.700 euro ciascuno per impianti in condivisione tra più società telefoniche.

Una pretesa che Inwit ha bollato come «spropositata», ricorrendo al Tar. Il punto centrale, che chiama in causa le strategie del Comune, è il modo di determinazione della cifra. Il “canone patrimoniale di concessione” ha sostituito per legge, nel 2019, il precedente canone per l’occupazione di spazi pubblici. Sempre secondo la legge, il nuovo balzello avrebbe dovuto essere approvato dalle amministrazioni comunali in basa al principio di invarianza di gettito: in sostanza, i Comune avrebbero dovuto incassare la stessa cifra che prendevano con la vecchia Cosap. Il Comune di Empoli ha approvato il regolamento del canone ad aprile del 2021 e il mese successivo ha chiesto il conto a Inwit in base alle nuove tariffe. Tariffe (forfettarie) che secondo Inwit sarebbero ogni oltre limite, arrivando a «434 volte la tariffa standard di legge». C’è uno snodo delicato (e decisivo) in questa intricata vicenda. Gli introiti di riferimento che il Comune ha preso in considerazione per stabilire le nuove tariffe sono quelli previsti dal regolamento Cosap del 2016, che stabiliva anch’esso un canone forfettario per ogni antenna.

Ebbene, Inwit aveva impugnato davanti al Tar anche questo provvedimento, facendo presente che stabilire un canone fisso e non sulla base dei metri quadri occupati dagli impianti non era in linea con le leggi portando, tra l’altro, a importi spropositati. Una posizione accettata dai giudici del Tar nel 2022, con una sentenza che “cassava” il regolamento Cosap del 2016. Dunque due anni più tardi lo stesso Tar non ha potuto far altro che notare che il nuovo regolamento del canone patrimoniale si basava su un provvedimento già annullato e quindi non più efficace. Tanto più che anche la nuova tariffa è stata calcolata in maniera forfettaria e quindi – secondo i giudici – non legittima: i magistrati amministrativi parlano di «importi esorbitanti anche nel minimo, oltre che ingiustificati».

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