Il Tirreno

Empoli

La tragedia

Alpinista empolese morto: la scalata maledetta, l’allarme della fidanzata. Il padre di Daniele: «Inutile cercare la causa»

di Francesco Turchi

	Daniele Pacini
Daniele Pacini

Alessio Pacini dopo la perdita del figlio 34enne in un incidente in alta Valle Gesso: «Non so cosa sia successo ma ormai mi interessa anche poco»

23 agosto 2024
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EMPOLI. «Non sappiamo di preciso cosa sia successo lassù. Ma devo dire che mi interessa anche poco, tanto il mio Daniele non c’è più comunque». Alessio è stato travolto dal più lancinante dei dolori. Due giorni prima ha perso un figlio di 34 anni, morto in vacanza durante una scalata - con la fidanzata e compagna di cordata Giusi - dello spigolo Vernet (3.108 metri) alla cima della Nasta, in alta Valle Gesso (in provincia di Cuneo). Ieri la salma è arrivata alla cappella del commiato del San Giuseppe di Empoli. Stamani alle 11, nella chiesa dell’ospedale, l’ultimo saluto al “Rossino”, l’alpinista che ha fatto piangere la sua città, che si è stretta in queste ore alla famiglia Pacini.

La ricostruzione

«Abbiamo avuto un incidente. Sono arrivati i soccorritori con l’elicottero, non so come stia Daniele». La telefonata di Giusi, nel primo pomeriggio di martedì, ha sconvolto la vita di babbo Alessio, di mamma Laura, della sorella Chiara e di un’intera famiglia. Che era ben consapevole dei rischi che comportavano le scalate, ma aveva rispetto per Daniele, «che da un paio d’anni si era dedicato a questo sport e aveva frequentato anche dei corsi», racconta Alessio. E quella maledetta scalata non era sicuramente tra le più difficili affrontare da Daniele (quasi sempre accompagnato dal suo cane “Ginone”). Lo dicono gli appassionati, lo ribadiscono gli addetti ai lavori, che continuano a interrogarsi sulla causa della tragedia e che difficilmente troveranno una risposta.

Gli ultimi istanti

E comunque, qualunque conclusione non interesserebbe al padre del trentaquattrenne: «È un incidente di montagna. Forse una corda si è spezzata, forse si è staccato un pezzo di roccia. Non lo so e non mi interessa. Mio figlio è caduto ed è morto sul colpo. Giusi è rimasta attaccata alla parete. Non l’ha visto cadere, perché lui era più avanti e la visuale era coperta da una roccia che lei doveva ancora aggirare».


Nessuna indagine

I genitori di Daniele, ricevuta la telefonata di Giusi, sono subito partiti per l’alta Valle Gesso. Nel frattempo, con l’autorizzazione del magistrato, la salma è stata recuperata dall’elicottero e trasportata a valle, nella camera mortuaria del cimitero di Valdieri. E subito dopo è arrivato il nulla osta per il funerale.

Il dolore

Decine i messaggi di cordoglio anche sui social, con i compagni di tante avventure sulle montagne di tutta Italia (e non solo), che hanno voluto dedicare un pensiero a quel «ragazzo d’altri tempi, sempre gentile e pacato», che non c’è più. «Ci hai regalato tanti sorrisi, momenti di gioia e spensieratezza. Fai buon viaggio», scrivono due amici. Un altro posta una sua foto «che da quasi due anni tengo come sfondo sul cellulare, una delle più belle che ho, scattata durante la nostra escursione del Monte Cavallo. Davanti a me il tuo fido Gino, con il quale hai condiviso tanti momenti anche in montagna. Ci siamo salutati dieci giorni fa in Pania durante la fiaccolata con la promessa che ci saremmo rivisti al tuo rientro. Ho ancora difficoltà a prender coscienza, è difficile credere a tutto ciò. Domani (oggi, ndr) verremo a salutarti per l’ultima volta, porteremo ancor di più il ricordo di te ogni volta che avremo una montagna davanti». Dalle Alpi Apuane all’Appennino Tosco-Emiliano. Tanti aneddoti, accompagnati da parole dolcissime: «L’ultima volta che si siamo visti è stato sul sentiero innevato sotto al rifugio Porta Franca. Tu scalavi molto meglio di me, ma avevamo in comune la passione per la montagna, per le vette, i crinali e ritrovi nei rifugi. Eri una bellissima persona».

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