Giovani che si isolano, quanto incide lo smartphone? La risposta della psicologa e i consigli per le famiglie
Martina Francalanci è anche formatrice del Telefono Azzurro e lavora all’istituto comprensivo Buonarroti di Ponte a Egola: «L’uso intenso dei cellulari altera lo sviluppo e può allontanare gli adolescenti dalla società. Occorre favorire la socializzazione reale stimolando anche la fantasia»
EMPOLI. Cosa succede quando una persona giovane si isola? A quali meccanismi va incontro? Gli smartphone giocano un ruolo in questo senso? A queste e ad altre domande abbiamo chiesto una risposta a Martina Francalanci. Psicologa clinica e formatrice per Telefono Azzurro, ha collaborato per quattro anni con un centro antiviolenza occupandosi anche della prevenzione della violenza di genere e del bullismo nelle scuole. È psicologa dell’Istituto comprensivo Buonarroti di Ponte a Egola da sette anni ed è specializzata in psicoterapia umanistica bioenergetica.
Perché un ragazzo si isola?
«L’isolamento nei giovani è un atteggiamento fisiologico durante la fase dell’adolescenza. Quasi tutti i ragazzi arrivano a “vivere” nelle loro camere, spesso in disordine. Per vivere intendo che trascorrono poco tempo a tavola col resto della famiglia, per poi rifugiarsi nel loro spazio in cui si sentono al sicuro, leggono, ascoltano musica».
Come avviene questo graduale processo di allontanamento dalla società?
«Se un tempo la camera era rifugio, oggi dalla camera ci si può sentire sicuri e contemporaneamente essere connessi col mondo e con i propri amici. C’è stato un tempo in cui per far vedere alle amiche la felpa nuova, per raccontare al migliore amico della ragazza che ti piace, per sfogarsi circa la litigata con i genitori bisognava uscire: andare a scuola, ai giardini, al parco, alla sala parrocchiale. I ragazzi avevano bisogni dei luoghi di aggregazione e di tempo: sviluppavano perciò la capacità di aspettare allenando la tolleranza alla frustrazione. Il rapido flusso di informazioni provenienti dai dispositivi oltre a ridurre la capacità di attenzione, può portare gli adolescenti a diventare più dipendenti dalle ricompense istantanee associate agli smartphone piuttosto che alle ricompense ritardate che derivano dalle interazioni con amici e familiari. Questo può portare come conseguenza all’isolamento».
I social e lo smartphone stanno avendo un ruolo?
L’utilizzo degli smartphone è pericoloso quando diventa l’unico strumento attraverso cui i giovani mantengono un contatto col mondo. Ci sono varie ricerche che dimostrano come passare molte ore al cellulare porti a sviluppare ansia e depressione oltre a ridotta capacità di attenzione, una maggiore distraibilità e un’influenza sul controllo emotivo e dell’impulsività. L’accesso costante a internet e ai social media sembra aver alterato profondamente le esperienze quotidiane e lo sviluppo degli adolescenti, rendendoli più vulnerabili a problemi di salute mentale».
E la famiglia cosa può fare?
«Il ruolo dei genitori è cruciale: i bambini apprendono per modeling, ossia imitando gli adulti. Circa 10 anni fa ho assistito ad una scena che mi ha molto colpito: un bambino di circa 3 anni teneva in mano un giornale e provava ad allargare il foglio con l’estensione del pollice e del dito medio così come si fa con gli schermi di un tablet per ingrandire un’immagine. Quel bambino aveva osservato i genitori utilizzare il loro tablet e attraverso l’imitazione aveva rimesso in atto un loro comportamento. Non è possibile dare regole e pretenderne il rispetto da parte dei figli senza prima adottarle per noi stessi. I genitori inoltre potrebbero incoraggiare i figli a sviluppare un rapporto sano con la tecnologia, favorendo attività offline e la socializzazione reale e permettendo loro di annoiarsi in modo da stimolare l'uso della fantasia».
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