Montelupo, Maura è l'astronoma da record: «Ho 208 figli nell'universo»
Tombelli, ex bancaria, al top mondiale per asteroidi scoperti. «Folgorata dalle stelle cadenti in una notte di San Lorenzo»
Montelupo Alzi la mano chi può vantare di avere ben 208 “figli” nell’universo. Probabilmente nessuno, se non l’astronoma non professionista montelupina Maura Tombelli, la 71enne record-woman in testa nella particolare classifica riservata a chi scopre più asteroidi al mondo.
Maura a 36 anni dalla banca dove lavorava ha deciso che doveva alzare gli occhi al cielo: si compra un telescopio e da lì la sua vita svolta, si perde felice fra asteroidi, comete, stelle che nascono e stelle che muoiono. Con una particolare predilezione per gli asteroidi, quei “detriti” frutto della formazione di un sistema solare che non sono stati inglobati in un pianeta. Corpi celesti che i disaster movie americani ci hanno insegnato a temere (basti pensare a Bruce Willis che in Armageddon si immola per salvare il mondo da un asteroide grande come il Texas) ma che in realtà sono a tutti gli effetti piccoli tasselli di un universo la cui comprensione è in continua espansione.
Maura insieme agli amici di una vita è riuscita a realizzare l’Osservatorio Beppe Forti a Montelupo per far conoscere l’universo a grandi e piccini. E per far capire che guardando il cielo c’è più da scoprire che da temere. Raggiungiamo Maura di domenica mattina, reduce da una notte all’osservatorio. Perché osservare il cielo è una passione da nottambuli. Quell’osservatorio oggi è protagonista di un libro, intitolato “Per caso...un osservatorio, il Beppe Forti”. Maura Tombelli è stata protagonista di tantissime scoperte e intitolazioni. Il primo asteroide ha preso il nome del mentore Beppe Forti, ma altri sono dedicati a Samantha Cristoforetti, Alex Zanardi, Piero Angela e non solo.
Tombelli, come si scoprono ben 208 asteroidi?
«Io ho iniziato tardi, a 36 anni e con un gruppo da amici. Ma già da piccola rimanevo affascinata dalle stelle cadenti per la notte di San Lorenzo.
Sono passati tanti anni e penso che la mia storia possa essere da esempio: una bancaria donna che riesce a ottenere un primato mondiale dimostra che la vita offre una possibilità a tutti. E che l’astronomia non è per forza un mondo riservato a pochi».
Ma cosa sono per lei quegli asteroidi?
«Sono come i miei figli, i miei 208 figli nell’universo. La prima volta che ho visto una supernova (l’esplosione di una grande stella) nella galassia M66 all’interno della costellazione del Leone, mi sono commossa.
Era il 4 marzo 1989 e quello è stato come il primo amore che non si scorda mai. Guardare il cielo mi dà pace e mi fa sentire un piccolo tassello di questo mosaico che dobbiamo osservare col cuore e che si chiama universo».
A quali asteroidi è più affezionata?
«A quello a cui ho dato il nome di mio padre Aldo, il 17019. Ma quello a cui tengo di più mi lega alla figura di Giovanni Paolo II: un amico mi contattò perché serviva un asteroide da dedicare all’Università Gregoriana. Noi lo trovammo ma non fu possibile festeggiare perché l’appuntamento col pontefice era fissato per il 12 settembre 2001; riuscii comunque a incontrarlo ma il mondo era stato appena scosso dagli attentati terroristici dell’11 settembre».
Perché avete creato un osservatorio?
«Per i posteri, non per noi. Abbiamo circa 100 iscritti di cui 40 attivi. E ci sono anche dei giovani, particolare che mi rende orgogliosa.
D’altronde lavoriamo da tempo con le scuole e anche con studenti delle università che studiano fisica. Ma la cosa più bella è vedere le persone uscire dall’osservatorio col sorriso».
Come si invogliano i giovani a volgere gli occhi al cielo?
«Sicuramente non dobbiamo sottovalutare le domande che ci fanno e rispondere sempre, perché la loro curiosità va premiata e non frustrata.
E poi in generale vale sempre lo stesso insegnamento: fate ciò che vi piace perché è l’unico modo per eccellere. Ognuno – come diceva Einstein – è un genio ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido».
L’osservatorio fu inaugurato da Piero Angela: quanto mancano figure come lui?
«Io ho conosciuto sia Piero Angela sia Margherita Hack, due giganti da questo punto di vista. Ed è grazie a loro che ho iniziato a fare divulgazione». l