Il Tirreno

Empoli

Maxi-inchiesta sui neofascisti spunta il nome di Mario Tuti

Francesco Turchi
Mario Tuti
Mario Tuti

L’ex terrorista empolese citato nel corso di alcune intercettazioni nelle indagini abruzzesi. Gli inquirenti: «Considerato una personalità determinante nelle scelte ideologiche-politiche»

22 dicembre 2014
3 MINUTI DI LETTURA





EMPOLI. Spunta il nome dell’empolese Mario Tuti nelle intercettazioni svolte nell’ambito dell’inchiesta dei carabinieri del Ros di L’Aquila contro i neofascisti, che ha portato a 14 arresti in varie regioni italiane nei confronti di un gruppo clandestino che, richiamandosi agli ideali del disciolto movimento neofascista «Ordine Nuovo», progettava «azioni violente contro obiettivi istituzionali, come prefetture, questure e uffici di Equitalia». Nell’inchiesta Tuti non risulta indagato. La sua figura però, secondo gli investigatori, rappresenta un punto di riferimento importante per i neofascisti indagati. Contestualmente agli arresti sono in corso delle perquisizioni a carico di altri 31 indagati. Tuti, oggi 68enne, il 24 gennaio 1975 uccise i poliziotti Falco e Ceravolo e ferì l’agente Rocca, che si erano presentati a casa sua per compiere una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta sul Fronte nazionale rivoluzionario.

[[atex:gelocal:il-tirreno:empoli:cronaca:1.2163887:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.iltirreno.it/empoli/cronaca/2010/11/10/news/sono-e-resto-empolese-e-fascista-1.2163887]]

Capo dell'organizzazione è ritenuto Stefano Manni, 48 anni, di Montesilvano (Pescara). “Avanguardia ordinovista” intratteneva contatti con altri gruppi di estrema destra con cui, secondo i militari del Ros, intendeva «unirsi nel processo di destabilizzazione e lotta politica» quali i «Nazionalisti Friulani», la «Confederatio» e il «Movimento Uomo Nuovo», il cui vicepresidente è l’ex avvocato Nicola Trisciuoglio, che nel corso della telefonata con Manni del 17 ottobre 2013 cita l’empolese fondatore del Fonte nazionale rivoluzionario, che – secondo gli inquirenti – viene visto ancora come un punto di riferimento nell’ambiente dell’estrema destra e viene indicato come colui che ha aiutato Trisciuoglio, anche ideologicamente, a strutturare il movimento “Uomo nuovo”: «Mentre i due discutevano sulle vicissitudini carcerarie del Tuti – si legge nell’ordinanza firmata dal Gip – Manni invita Trisciuoglio a suggerire al Tuti, al fine di beneficiare di misure meno restrittive, di “fare un atto di follia, di chiedere scusa mi pento”. Il Trisciuoglio, però, conoscendo le idee del Tuti e la sua fedeltà all’ideologia ha risposto in maniera piccata al Manni facendogli capire che tali frasi non vanno neppure prese in considerazione: “No, no non ti far sentire perché sennò perdi quella possibilità che prima o poi ci andremo a trovarlo, perché lui ne sarà bene felice”». In una successiva conversazione Trisciuoglio rivela l’intenzione di coinvolgere nel progetto del costituendo movimento politico “Identità nazionale”, spinto da ex militanti Msi, nel quale vuole coinvolgere Manni: «Il ruolo fondamentale di Mario Tuti - si legge nell’ordinanza - nel progetto di costituzione del nuovo movimento politico è ribadito dal Trisciuoglio nelle sue conversazioni col Manni».

Tuti è stato condannato a due ergastoli per tre omicidi e a 14 anni di reclusione per aver guidato la rivolta dei detenuti nel carcere di Porto Azzurro nel 1987. Dopo aver ucciso Falco e Ceravolo,
riuscì a fuggire, ma fu poi arrestato in Francia. Nel 1976 fu condannato a 20 anni per strage (attentati del 1974-75 sulla ferrovia Firenze-Roma), detenzione esplosivi e armi da guerra. Nel 1981, nel carcere di Novara, con Concutelli uccide l’ergastolano Ermanno Buzzi, estremista di destra condannato per la strage di Brescia.

In evidenza

Attacco ai valori

Antifascismo, tagli ai fondi: lo sdegno in Toscana

di Francesca Ferri
Sportello legale