Il Tirreno

La sentenza

Tentato femminicidio di Marina di Cecina: cinque anni all'ex marito e deve pagare 90mila euro

di Stefano Taglione
A destra la sede dei carabinieri della Compagnia di Cecina (foto d'archivio)
A destra la sede dei carabinieri della Compagnia di Cecina (foto d'archivio)

Doppia pronuncia (civile e penale) sull'accoltellamento di via Ginori del luglio 2021: la donna, all'epoca 62 anni, venne colpita in un agguato sotto casa. Ridotta la pena in appello

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CECINA. È stata prima presa a schiaffi, poi accoltellata sotto casa al ginocchio e all’inguine sinistri, alla coscia destra e all’addome, con una profondità tale da perforare l’intestino e provocare una peritonite stercoracea. Ha patteggiato in appello cinque anni di reclusione per tentato omicidio (con il pagamento di duemila euro di ammenda) Francesco Spataro, il sessantottenne che il 19 luglio del 2021 aveva gravemente ferito l’ex moglie Lucia Saso nel suo cortile condominiale di via Ginori, la strada che collega Cecina a Marina. L’uomo, assolto dal tribunale penale per il reato di maltrattamenti in famiglia, nei giorni scorsi è stato anche condannato in sede civile a un risarcimento di 86.249,06 euro, oltre ai cinquemila già disposti dal secondo grado della giustizia penale come provvisionale.

I fatti

L’episodio destò molto scalpore a Cecina, con Spataro che venne arrestato in poche decine di minuti dai carabinieri della stazione cittadina nel suo appartamento di via Francesco Ferrucci, dove viveva da solo e nel frattempo era rientrato a piedi. I militari dell’Arma, allora guidati dal maggiore Christian Bottacci, lo salvarono dal suicidio. Con la coniuge era in fase di separazione e nel corso del processo ha raccontato di aver agito così perché lei lo voleva lasciare. Lui, invece, avrebbe voluto riprendere la relazione. L’aggressione attorno alle 7,40 di mattina, mentre Lucia stava tornando a piedi da una passeggiata sull’argine del fiume Cecina con i suoi cani. La donna, soccorsa dai volontari della Pubblica assistenza e dal medico del 118, è stata poi salvata dai medici dell’ospedale e nel tempo ha dovuto subire anche varie operazioni chirurgiche. Nei giorni precedenti all’episodio, le forze dell’ordine, per lei avevano attivato un “codice rosso” in virtù di alcune segnalazioni da lei presentate all’autorità giudiziaria.

La doppia sentenza

Il sessantottenne, in primo grado, era stato condannato a otto anni e quattro mesi di reclusione per tentato omicidio, con l’assoluzione per i maltrattamenti in famiglia. In appello ha poi patteggiato cinque anni per il più grave tentato omicidio, con l’esclusione però della premeditazione. Attualmente agli arresti domiciliari in Sicilia, regione di cui è originario, a fine luglio finirà di scontare la pena. In sede civile, invece, la pronuncia è arrivata nei giorni scorsi. «A seguito della decisione sul risarcimento – spiega l’avvocato dell’imputato, Giacomo Giribaldi, che lo ha difeso in entrambi i processi– presenterò appello per la violazione del contraddittorio in merito alla consulenza tecnica d’ufficio». La vittima, nel procedimento civile, è stata assistita dalla legale Letizia Cecconi, mentre nel penale dalla collega Daniela Rondoni.

Il sequestro

Per pagare la somma, il tribunale, lo scorso novembre aveva sequestrato a Spataro beni mobili e immobili per un 41.386 euro «nei limiti in cui la legge ne permette il pignoramento a garanzia». L’uomo, oltre al risarcimento di oltre 80mila euro, secondo quanto disposto dal giudice Massimiliano Magliacani dovrà anche pagare 10mila euro di onorari all’avvocato della parte civile, solo per quanto riguarda il processo che si è svolto in via de Larderel, non quindi per il filone penale.

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