Rosignano, vacillano le farmacie rurali: quali sono e il piano per evitare le chiusure
Solvay non basta a tenere a galla. Crom: «Ecco tutte le ipotesi»
ROSIGNANO. Prevedere nuovi servizi, trasferirsi o entrare all’interno di una società più ampia per scongiurare la chiusura della farmacie rurali del Gabbro, di Montescudaio e di Castellina Marittima. Perdono circa 40mila euro a punto vendita e la farmacia di Rosignano Solvay, sebbene sia in attivo, non riesce da sola a bilanciare questo rosso. A fare il punto della situazione è l’amministratore unico di Crom Stefano Lazzari, che qualche giorno fa ha riferito alla quinta commissione le difficoltà economiche in cui versa (da anni) la società partecipata alla guida delle farmacie pubbliche proponendo possibili vie d’uscita. «Da parte nostra – ha detto l’assessora ai rapporti con le partecipate Susanna Masoni – vogliamo andare avanti con strategie che portino a una soluzione». La quale, gioco forza, «andrà valutata a livello di giunta», ha aggiunto il vicesindaco Mario Settino. Ma andiamo con ordine.
La società
La Crom Servizi, lo ricordiamo, è una srl costituita nel 2007 da Comune di Rosignano, Comune di Montescudaio e Comune di Castellina Marittima che detengono, rispettivamente, la partecipazione del 75%, del 10% e del 15%. In capo alla Crom ci sono le farmacie comunali di Rosignano Solvay (in via della Cava), del Gabbro (in piazza Democrazia), di Castellina Marittima (in via della Repubblica) e di Montescudaio (in via della Libertà). A tutto, ciò fino a un paio di anni fa, si aggiungeva il servizio di dispensario farmaci allestito alla Mazzanta, che funzionava solo d’estate prima di venire abolito e sostituito dalla consegna dei farmaci a domicilio.
Il bilancio
Nel bilancio 2023 della Crom si registra una perdita di oltre 120mila euro, che si aggiunge a una serie di bilanci negativi legati, soprattutto, alle farmacie di Montescudaio, Castellina e Gabbro, cioè alla rete di servizi rurali che è il cuore della funzione pubblica per cui la società è nata. A cui bisogna affiancare ulteriori 19mila euro preceduti da segno meno caratterizzanti l’esercizio del primo semestre del 2024. Essendo una società pubblica, la Crom non punta al guadagno, ma al pareggio di bilancio.
Affitti e servizi
E per raggiungerlo, ha detto Lazzari, «va fatto qualcosa in più. Servono azioni che vadano a ottimizzare i costi e che, d’altra parte, migliorino i ricavi». Come? «Tutte le farmacie sono in affitto in immobili comunali in questo momento. Potremmo pensare al comodato d’uso». Oppure, lato introiti, l’idea è arrivare a puntare sui servizi. «Stiamo già facendo un po’ di telemedicina a cui potremmo aggiungere servizi infermieristici: punture pagate dall’Asl o dal fruitore, per esempio, ma anche le analisi del sangue». Ma sotto questo punto di vista c’è un problema. «Le farmacie Crom adesso non possono essere farmacie di servizi perché, per poter erogare certe prestazioni, serve uno spazio non contiguo alla vendita con un’entrata separata». E una piccola farmacia di campagna o di collina difficilmente ha questa possibilità di espansione. «La farmacia di Solvay, invece, avrebbe gli spazi, ma andrebbe modificato l’arredamento e create delle pareti. Ci sarebbero, cioè, investimenti da fare».
L’uscita da Crom
Altra ipotesi fatta dall’amministratore di Crom, è quella di «creare situazioni in cui Castellina e Montescudaio se ne vadano da Crom, in modo tale da limitare le perdite». In quest’ottica, spiega Lazzeri, «il sindaco di Castellina Alessandro Giari ha detto che sarebbe disposto a lasciare la società, ma non per far gestire la farmacia dal Comune, bensì per confluire in un’altra azienda che però, al momento, non si trova. Mentre per quanto riguarda Montescudaio, non abbiamo ancora avuto modo di parlare con il nuovo sindaco».
Rischio chiusure
In tutto questo si profila, il rischio chiusura per le farmacie rurali, che i componenti della quinta commissione vorrebbero scongiurare. «Sarebbe l’ultima soluzione a cui non vorremmo mai arrivare –ha spiegato Lazzari –. Ma purtroppo poi bisogna fare i conti con i numeri». In qualche modo, insomma, bisogna far tornare i conti. In quest’ottica, durante la riunione della quinta commissione , il consigliere del Partito Democratico Daniele Donati ha ricordato l’esistenza di una vecchia ipotesi che consisteva nel «far confluire Crom all’interno di un’altra società più grande. Nella Farmavaldera, per esempio». Sulla questione Lazzari ha sottolineato che «quando c’è stata l’ipotesi di Farmavaldera la Crom era messa male, ora ci presentiamo in modo diverso. Siamo in perdita, è vero, ma se guardiamo l’utile senza ammortamenti va meglio. Potremmo provare a riprendere in mano l’idea di Farmavaldera, se l’amministrazione è propensa». Un possibile progetto, questo, che esisteva già e che «ultimamente si era arenato – ha spiegato l’assessora Masoni – ma potremmo tentare un’ulteriore interlocuzione. Potrebbe, cioè, essere una prospettiva». Vedremo quale sarà il prossimo passo. Il problema delle farmacie comunali non si esaurisce certo con la recente discussione in commissione.
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