Il Tirreno

Vandalismi

Auto imbrattate a Guardistallo, ragazzine in lacrime: «Siamo state noi». La reazione del sindaco e i consigli della psicologa

di Ilenia Reali

	Una delle auto imbrattate, il sindaco di Guardistallo, Sandro Ceccarelli e la psicologa, Alessandra Bondi
Una delle auto imbrattate, il sindaco di Guardistallo, Sandro Ceccarelli e la psicologa, Alessandra Bondi

È successo la notte di Halloween: le giovanissime (età compresa tra 11 e i 13 anni) hanno danneggiato una ventina di macchine con scritte volgari e la Madonnina che si trova in centro. Poi le scuse: «Siamo pentite»

03 novembre 2024
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GUARDISTALLO. Sono state due ragazzine di età compresa tra gli 11 e i 13 anni a imbrattare le auto del centro di Guardistallo con scritte e disegni osceni. Non c’è stato bisogno di cercare i loro volti nelle immagini delle telecamere installate nel paese.

Ieri mattina sono crollate e sono andate, accompagnate dai loro genitori, a parlare con il comandante dei carabinieri della locale stazione.

Le ragazzine non avrebbero retto il peso delle conseguenze del gesto, della reazione del paese in cui vivono e sarebbero scoppiate a piangere confessando ai genitori di essere loro le autrici dell’atto vandalico che ha danneggiato una ventina di auto (poi si è riusciti a ripulire la carrozzeria con prodotti appositi) e la Madonnina che si trova nel centro di Guardistallo. In base a quanto si sa sarebbero molto pentite e non avrebbero saputo dire il motivo di quel gesto compiuto intorno all’una di notte quando, con un gruppo di coetanei, erano in giro per il paese per festeggiare Halloween.

«So – dice il sindaco Fabio Ceccarelli che all’indomani di quel gesto era rimasto molto colpito – che le ragazzine hanno riferito che pensavano a un gioco senza rendersi conto delle conseguenze. Il comandante dei carabinieri farà la segnalazione ai servizi sociali. Sono famiglie normalissime, avremmo archiviato tutto come una bravata se le frasi usate con riferimenti sessuali non fossero state così forti. Non farò però denuncia, come avevo pensato. Le famiglie devono sapere che però c’è la disponibilità a mettere a disposizione un servizio psicologico, nella massima riservatezza, se ritengono di voler capire cosa ci può essere dietro a un comportamento del genere».

È convinta che non si debba calcare troppo la mano Alessandra Bondi, psicoterapeuta toscana. «Capita che gli adolescenti – dice – imitino comportamenti che hanno visto fare o di cui hanno sentito anche se, come in questo caso, si tratta di un gesto estremo. Le famiglie devono parlarci, capire cosa le ha portate a quel comportamento, perché sono andate così oltre. Serve spiegare che ci si diverte in altri modi ma se non dovesse ricapitare non è necessario essere troppo severi».

«Non si deve avere un atteggiamento giudicante ma, pur rimproverando, essere accoglienti. Potrebbe essere semplicemente una sfida tipica dell’adolescenza di cui non si sono comprese le conseguenze, un gesto di immaturità. E anche la comunità dovrebbe andare avanti, senza dare troppo peso lasciando il ruolo educativo alle famiglie».




 

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