Il Tirreno

La storia

Una chiesa medievale affiora dal grano: in Toscana l’incredibile scoperta grazie a una foto scattata dal cielo

di Rachele Bini
Archeologi durante i lavori di scavo e in uno scatto di gruppo all’inizio del progetto avviato il 2 settembre
Archeologi durante i lavori di scavo e in uno scatto di gruppo all’inizio del progetto avviato il 2 settembre

È in corso la prima campagna di scavo per riportare alla luce la pieve di Camaiano. L’intervento a Castelnuovo della Misericordia è finanziato dall’Agriturismo Cappellese

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ROSIGNANO. Sotto tonnellate di terra e polvere, una storia antica attende di essere svelata. Un nuovo scavo archeologico, è in corso nelle campagne di Castelnuovo della Misericordia e promette di far luce su una tessera del nostro passato: il 2 settembre, sono iniziati i lavori in regime di concessione del ministero della Cultura, presso l’antica Pieve di Camaiano. L’obiettivo è quello di riportarla alla luce.

Cos’è

La pieve è una circoscrizione ecclesiastica minore, comprendente un territorio più ampio intorno a una chiesa principale: accanto a questo nucleo c’è un battistero e nel territorio si dispongono tutta una serie di chiese minori e cappelle rurali. Il progetto che ha il patrocinio del Comune di Rosignano Marittimo è sotto la direzione del professore Enrico Cirelli del dipartimento di Storia, culture e civiltà dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, ha un contributo importante dal Gruppo Archeologico e Paleontologico di Livorno ed è completamente finanziato dall’Agriturismo Cappellese, una realtà presente sul territorio di Castelnuovo dal 1959, occupandosi da sempre di agricoltura e poi anche di ospitalità, con l’attenzione verso la cura del territorio. «La pieve di San Gerusalemme e San Giovanni Battista a Camaiano è menzionata per la prima volta nel 958 – racconta Francesco Pagliani, archeologo dell’Università di Firenze – e nel IX secolo faceva parte del territorio della curtis di Camaiano, ovvero l’attuale Castelnuovo della Misericordia, di proprietà dell’Arcivescovo di Pisa. Nel corso del Bassomedievo la pieve è menzionata più volte per la sua importanza e grandezza – continua – , tuttavia a partire dalla seconda metà del’300 l’edificio religioso entrò in uno stato di declino che in poco tempo si trasformò in completo abbandono. Diversi documenti tra’400 e’500 ci descrivono una pieve invasa da rovi, con il tetto crollato, circondata da un boschetto e nel 1597 è stato deciso che un restauro sarebbe risultato antieconomico: da quel momento – spiega l’archeologo – , cessano le menzioni della pieve e nel corso di due secoli si perde completamente la sua memoria. I materiali, specialmente le pietre, furono recuperati per la costruzione dei poderi circostanti. Tutti questi elementi hanno lasciato pensare che la pieve fosse stata completamente distrutta e che non rimasse più nulla, almeno fino a oggi».
I segni dal cielo

Sono stati i segni dal cielo che invece hanno fatto sperare che qualcosa della pieve di Camaiano si fosse salvato: «tramite una foto di Gps Google e delle anomalie nella crescita del grano, abbiamo sperato che qualcosa della pieve ci fosse ancora – racconta Pagliani – : così tra settembre e ottobre 2023 con la Soprintendenza per le provincie di Pisa e Livorno abbiamo svolto una ricognizione mirata a trovare le tracce medievali della pieve». Il resto è storia. «Gli scavi hanno avuto inizio con la presenza di diversi studenti delle Università di Bologna, Firenze e della Cattolica di Milano – prosegue – . Quello che resta della pieve è un edificio di oltre 30 metri di lunghezza e 15 di larghezza e abbiamo già individuato parte del perimetro e dell’abside, ovvero la parte finale della chiesa. Oltre ai resti medievali però, sono stati trovati anche alcuni materiali di epoca romana – aggiunge – , quindi dobbiamo capire la transizione che c’è stata dall’impero romano al medievale, prima di sparire completamente dalle carte. Accanto all’abside, è stata rinvenuta anche una sepoltura: quello che possiamo dire è che è una persona adulta dal credo cristiano, ma per il momento non sappiamo dire di più».

Il lavoro degli esperti 

Uno scavo archeologico importante, non solo per la storia collinare del paese, ma anche per valorizzare il nostro territorio. «Ho sempre saputo dell’esistenza della pieve – dice Fabiana Michetti, proprietaria dell’Agriturismo Cappellese, unico finanziatore degli scavi archeologici – e seguendo i lavori di famiglia abbiamo fatto dei ritrovamenti in passato. Poi si è presentato Francesco Pagliani, con la foto Gps e l’impronta della pieve nel terreno e ho deciso di portare alla luce un pezzo della nostra storia collinare». Che sottolinea: «Questo è un progetto interessante non solo per la mia azienda, ma anche e soprattutto per il territorio riscoprire un tesoro del genere è un bene per tutta la comunità. Ci tengo a ringraziare il Comune che ci ha dato il suo patrocinio: ho visto da parte della nuova amministrazione comunale l’interesse allo sviluppo di tutto il territorio, anche quello collinare: è un progetto degno di nota, interessante a tutto tondo anche per gli studiosi e spero di poter andare avanti il più possibile in questa scoperta».

 

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