Cecina, erosione della costa: «Il porto ha creato problemi enormi»
Legambiente sulle condizioni del Tombolo Sud
CECINA. Il Tombolo Sud ha cambiato completamente volto negli ultimi anni a causa dell’erosione e in alcuni tratti l’arenile è quasi scomparso, con il mare che lambisce la pineta. A nord la situazione lungo le Gorette appare migliore, anche se non mancano i gridi d’allarme degli operatori che denunciano un forte aggravamento dell’erosione. Ma c’è l’area di fronte all’ex Villaggio dei Francesi dove la massicciata a protezione dell’ex struttura è stata devastata dalle ultime mareggiate, scavando la spiaggia fino alla rete che delimita la zona, lasciando scoperti anche cavi e tubature e creando un netto dislivello. Sul tema interviene Legambiente, che al tema dell’erosione sulla costa cecinese nel 20022 aveva dedicato anche un convegno. «La realizzazione del porto di Cecina, lo abbiamo sempre sostenuto, crea gravi problemi alla nostra costa - denuncia Angelo Ferrara -. Nasce da un’idea di un gruppo di imprenditori alla quale ci siamo sempre opposti.
La pesante erosione che tocca il Tombolo meridionale e anche quello settentrionale è tale dal 2015, ed è tutto connesso. Poi ci sono le alghe che entrano dalla foce nel porto e per come è stato costruito non ne escono più, complice anche la minor frequenza di piene. C’è una diga che entra in mare per 400 metri e che modifica le correnti». Posizioni contestate chiaramente, fin dalle prime presentazioni del progetto del porto. "Ci è sempre stato detto - ricorda Ferrara - che esistono studi di vari enti e Università sull’impatto ambientale del porto che ci smentirebbero. Bene, noi chiediamo di vederli da 5 anni almeno senza successo». Richiesta che è stata reiterata a più riprese negli anni. Nel 2022 con una lettera indirizzata al Presidente della Porto Spa Emilio Salvadori che faceva seguito al convegno sull’erosione promosso a Bibbona: Legambiente chiedeva copia delle relazioni sulla fattibilità della realizzazione del porto rilasciata dalle Università quella di Firenze in particolare. Richiesta rimasta senza risposta. Lo scorso dicembre Legambiente Costa Etrusca è tornato all’attacco formulando "istanza di accesso agli atti". «La nostra associazione è portatrice di interessi pubblici e privati e i documenti che richiediamo sono di tipo ambientale per i quali la normativa stabilisce un regime di pubblicità tendenzialmente integrale. Qualora anche questa richiesta, come le precedenti, resti senza risposta lo considereremo un rigetto - scrivono - e faremo ricorso all’Autorità competente».
È trascorso oltre un mese anche da questa richiesta e Legambiente non ha ricevuto la documentazione richiesta né una risposta. «Cecina ha un porto in fallimento, non concluso. Probabilmente, tenendo in considerazione le conseguenze a cui abbiamo assistito per la nostra costa, è ancora possibile intervenire, si può ancora ridimensionare l’impatto ambientale - conclude -. Per ora chi sta pagando per tutto questo è solo la collettività».
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