Diretta
A Bolgheri cena con 500 invitati sotto i cipressi per festeggiare i 25 anni della Doc
Il paese si prepara al grande evento del 31 agosto e ricorda le origini. Satta: «Celebriamo la bellezza»
BOLGHERI. Compie i 25 anni la Doc di Bolgheri. Per l’occasione il Consorzio di Tutela ha in programma una serie di eventi: visite in cantina, degustazioni, racconti teatrali e una cena lungo il celebrato viale di Bolgheri, il 31 agosto (che sarà chiuso) a cui parteciperanno 500 ospiti. Una cena firmata dai fratelli Zazzeri della Pineta, con l’ausilio e catering a cura di Guido Guidi di Firenze e il coordinamento e l’organizzazione di Scaramuzzi team.
Il Consorzio, dopo il riconoscimento del rosso nel 1994, all’interno della Denominazione, che prima contemplava solo rosato e bianco, viene fondato nel dicembre 1995. Tra i soci fondatori, il Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta, Rosa Gasser, Eugenio Campolmi, Enio Frollani, Michele Satta, Federico Pavoletti e Pier Mario Meletti Cavallari. Ma c’erano anche Piero e Lodovico Antinori, già attivi sul territorio. Una storia di visionari, imprenditori e artigiani. «Su Bolgheri – racconta Michele Satta – ho sempre agito d’istinto. Bolgheri è nata poliedrica con l’immagine del vino da terzo millennio. Il pregio è proprio nel territorio. Con lo sviluppo del monovarietale questa tesi si è rafforzata. Non c’è mai stato un preciso modello ma una Denominazione che ha permesso tanta agilità di sperimentazione. La nostra forza, semmai, sta proprio nel perseguire il modello italiano».
«Il vino a Bolgheri – continua - è espressione delle persone, prima di tutto, della storia e delle culture diverse. Mi guardo intorno e vedo il Mediterraneo, il vento, le pesche: un mix di fantasia, colori e sapori. La gente è affascinata da questo contesto. La storia di Bolgheri è una storia bellissima, fatta a piccoli passi, senza troppi programmi o scelte a tavolino. Personalmente faccio vini che mi piacciono, da sempre. Oggi non possiamo che guardare con gratitudine alla storia del luogo».
E nel futuro cosa succederà a Bolgheri? «La seconda generazione sarà fondamentale – ammette Satta-. Non scordiamoci che nel 1980 a Bolgheri non c’erano le vigne, oggi è un luogo interessante, non solo per affermazione commerciale, ma per il superamento del vecchio, l’innesto del nuovo e l’apertura a soluzioni. Siamo di nuovo in partenza, tutti si aspettano il buono ma quel che più dobbiamo fare oggi è saper guidare bene il già esistente. Vedo questi giovani, molti figli di produttori della mia generazione, che stanno portando avanti un’identità con abilità e coraggio ed è proprio quello che serve. Per il mantenimento e lo sviluppo. Il vino è figlio di una condizione data dalla natura».
E i nuovi investitori? «Rappresentano la nuova ricchezza e al contempo una grande sfida - rifletta Satta -. Questo evento colma un bisogno che c’era, di un momento pubblico e un po’ mondano. La celebrazione della bellezza del luogo. Mettersi a tavola, un momento conviviale in cui il vino torna al centro. L’esaltazione della tavola, il vino come festa di paese ma più elevata, in luogo magico e unico al mondo».