Problemi anche nel nostro ospedale: locali inadeguati e alcuni macchinari troppo vecchi
Ferri chirurgici sterilizzati male
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Un’operazione chirurgica in sala operatoria e, sotto, il direttore generale Asl 6 Monica CalamaiDocumento choc dell'Asl che però assicura: «Nessun rischio per i pazienti»
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CECINA. Pulizia dei ferri chirurgici: l'Asl potrebbe esternalizzare il servizio oppure concentrarlo in due soli ospedali, Livorno e Piombino. Questo perché - come emerge da una relazione che Monterotondo ha fatto arrivare ai sindacati - ci sono grossi problemi nella sterilizzazione dei materiali utilizzati per gli interventi chirurgici. E si tratta, perlopiù, di problemi legati a locali inadeguati e macchinari vecchi. Il problema, riassunto nella relazione «Make or buy, servizio di sterilizzazione», riguarda anche il nostro ospedale. In particolare si ricorda che da noi, come all'Elba, il processo viene svolto in sub sterilizzazioni inserite all'interno dei rispettivi blocchi operatori.
«Non ci sono aree nettamente definite - si legge nella relazione - tra lavaggio, confezionamento e zona sterile e i percorsi non risultano di conseguenza separabili». A Cecina, inoltre, le due autoclavi sono vecchie: una del '93, l'altra del '98. Nel nostro ospedale il materiale pulito dei reparti «viene accettato in area non dedicata e nell'area contigua avviene lo scarico del materiale termolabile a gas plasma». Da qui emerge anche che «la conservazione e il trasporto del materiale sterile rappresenta un ulteriore criticità trasversale a tutte le realtà osservate».
Altro elemento critico non di poco conto è che manca una adeguata tracciabilità del processo di sterilizzazione, peraltro prevista dalla normativa. Anche nel nostro ospedale questa tracciabilità è incompleta in quanto solo Livorno è informatizzato ma manca la «tracciabilità sul paziente» in quanto lo strumentario sterile utilizzato «non viene attualmente collegato all'intervento chirurgico». Infine, altro problema è quello dell'organizzazione del lavoro che implica «una revisione delle condizioni di sicurezza legate all'utilizzo di kit troppo pesanti nella movimentazione dei carichi.
Di fronte all'esigenza di adeguare le strutture e gli impianti vecchi alla normativa vigete, riorganizzare il processo di sterilizzazione e provvedere alla manutenzione l'Asl si trova a ventilare tre ipotesi. Primo, concentrare il servizio di sterilizzazione dei ferri, attualmente fatto in 4 centrali negli altrettanti ospedali della provincia, in due sole realtà (Livorno e Piombino) o soltanto in quella di Livorno, oppure esternalizzare l'attività. Nel 2010 gli interventi chirurgici (tra day hospital e operazioni ordinarie) per l'intera area della provincia sono stati 13.509 e 11.283 nel 2011 (fino a ottobre).
Insomma, ogni anno migliaia di persone vanno "sotto i ferri" negli ospedali dell'Asl 6. Che, conti alla mano, pensa anche ad un'esternalizzazione del servizio che graverebbe intorno 4 milioni e 452 mila euro all'anno, 5-6 meno che con le centrali in essere. Tuttavia l'azienda tiene a precisare che «i materiali che vengono utilizzati nelle attività chirurgiche sono sterili e sicuri» e che «nel nostro studio abbiamo verificato le criticità e stiamo valutando la possibilità di esternalizzare il servizio». Il quadro rilevato - fa notare l'Asl - ha dimostrato l'esigenza di due tipologie di interventi urgenti: interventi immediati per garantire la sicurezza per i pazienti e interventi di programmazione per risolvere in maniera strutturale i problemi. Per questo secondo caso servono «forti investimenti per rinnovare gli strumenti». Oppure, ed è la strada che l'Asl sembra voler seguire, «esternalizzare il servizio».
«Non ci sono aree nettamente definite - si legge nella relazione - tra lavaggio, confezionamento e zona sterile e i percorsi non risultano di conseguenza separabili». A Cecina, inoltre, le due autoclavi sono vecchie: una del '93, l'altra del '98. Nel nostro ospedale il materiale pulito dei reparti «viene accettato in area non dedicata e nell'area contigua avviene lo scarico del materiale termolabile a gas plasma». Da qui emerge anche che «la conservazione e il trasporto del materiale sterile rappresenta un ulteriore criticità trasversale a tutte le realtà osservate».
Altro elemento critico non di poco conto è che manca una adeguata tracciabilità del processo di sterilizzazione, peraltro prevista dalla normativa. Anche nel nostro ospedale questa tracciabilità è incompleta in quanto solo Livorno è informatizzato ma manca la «tracciabilità sul paziente» in quanto lo strumentario sterile utilizzato «non viene attualmente collegato all'intervento chirurgico». Infine, altro problema è quello dell'organizzazione del lavoro che implica «una revisione delle condizioni di sicurezza legate all'utilizzo di kit troppo pesanti nella movimentazione dei carichi.
Di fronte all'esigenza di adeguare le strutture e gli impianti vecchi alla normativa vigete, riorganizzare il processo di sterilizzazione e provvedere alla manutenzione l'Asl si trova a ventilare tre ipotesi. Primo, concentrare il servizio di sterilizzazione dei ferri, attualmente fatto in 4 centrali negli altrettanti ospedali della provincia, in due sole realtà (Livorno e Piombino) o soltanto in quella di Livorno, oppure esternalizzare l'attività. Nel 2010 gli interventi chirurgici (tra day hospital e operazioni ordinarie) per l'intera area della provincia sono stati 13.509 e 11.283 nel 2011 (fino a ottobre).
Insomma, ogni anno migliaia di persone vanno "sotto i ferri" negli ospedali dell'Asl 6. Che, conti alla mano, pensa anche ad un'esternalizzazione del servizio che graverebbe intorno 4 milioni e 452 mila euro all'anno, 5-6 meno che con le centrali in essere. Tuttavia l'azienda tiene a precisare che «i materiali che vengono utilizzati nelle attività chirurgiche sono sterili e sicuri» e che «nel nostro studio abbiamo verificato le criticità e stiamo valutando la possibilità di esternalizzare il servizio». Il quadro rilevato - fa notare l'Asl - ha dimostrato l'esigenza di due tipologie di interventi urgenti: interventi immediati per garantire la sicurezza per i pazienti e interventi di programmazione per risolvere in maniera strutturale i problemi. Per questo secondo caso servono «forti investimenti per rinnovare gli strumenti». Oppure, ed è la strada che l'Asl sembra voler seguire, «esternalizzare il servizio».