Il Tirreno

Morti in corsia

Piombino, la super perizia che ha condannato all'ergastolo l’infermiera killer: le bombe di eparina e l’orario delle iniezioni

di Federico Lazzotti
Piombino, la super perizia che ha condannato all'ergastolo l’infermiera killer: le bombe di eparina e l’orario delle iniezioni

Il documento di 853 pagine firmato da cinque eseprti è l’architrave della sentenza per i decesso di quattro pazienti scomparsi tra il 9 gennaio 2015 e il 2 luglio dello stesso anno

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Piombino C’è un documento, inviato all’ufficio del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Livorno il 4 dicembre 2017 e firmato da cinque tra i massimi esperti italiani di medicina legale, in cui vengono evidenziate le coordinate scientifiche che a distanza di quasi otto anni, sommate ad altre prove, hanno portato alla condanna all’ergastolo in via definitiva di Fausta Bonino per la morte di quattro pazienti. Decessi avvenuti all’ospedale di Piombino tra il 9 gennaio 2015 e il 2 luglio dello stesso anno. È dentro le 853 pagine della perizia che gli esperti rispondono agli otto quesiti del giudice, mettendo a confronto le presenze nel reparto di rianimazione di Villamarina, i risultati di laboratorio sulle 13 vittime (allora) sospette (più un sopravvissuto), gli effetti che le sostanze anti coagulanti hanno in un organismo e la tracce che possono lasciare. «Il prolungamento dell’Aptt (tempo di tromboplastina parziale attivata) associato al prolungamento del tempo di trombina con normalità del tempo di reptilase, è risultanza laboristica dovuta specificatamente alla presenza di un anticoagulante come l’eparina nel campione biologico indagato».

Se questa è la premessa tecnica, la conclusione alla quale giungono Emanuela Turillazzi, ordinaria di Medicina legale e i colleghi Pier Mannuccio Mannucci, Gaetano Serviddio, Luigi Cipolloni e Vittorio Fineschi, è che in quattro casi ci sono due verità incontrovertibili: la somministrazione di un sovradosaggio di eparina su pazienti che non avevano quella sostanza nel piano terapeutico e che l’iniezione è stata effettuata in un arco temporale in cui l’imputata era l’unica sempre presente. 

I quattro decessi in cui esiste questo doppio binario riguardano Franca Morganti, scomparsa il 9 gennaio 2015, Mario Coppola, deceduto l’11 marzo successivo, Angelo Ceccanti mancato il 2 luglio e, Bruno Carletti, morto il 29 settembre sempre dello stesso anno. Ma c’è di più. Perché nella loro relazione, gli esperti dividono le vittime entrate nell’inchiesta della procura di Livorno in quattro gruppi. Del primo, quello che poi sarà sintetizzato dal giudice di primo grado nella condanna come la “costante Bonino”, si parla di casi in cui ci sono eventi emorragici causalmente rilevanti del determinismo del decesso e in cui vi è anche una oggettività laboristica della presenza di elevate concentrazioni di eparina nelle provette di sangue inviate a Careggi. 

Nel secondo (per i quali la Bonino è stata scagionata come per quelli a seguire) sono stati inseriti altri sei pazienti (Marise Bernardini, Terside Miliani, Lilia Mischi, Aldo Peccianti, Adriana Salti ed Elmo Sonetti) sono stati riscontrati eventi emorragici causalmente rilevanti del determinare il decesso, ma non è stato possibile raggiungere alcuna oggettività laboristica della presenza di elevate concentrazioni di eparina. C’è poi un terzo gruppo (Marco Fantozzi e Alfo Fischi) in cui sono segnalate emorragie che appaiono però causalmente ininfluenti del provocare la morte. Infine l’ultimo (Marcella Ferri e Sergio Ghini) in cui non sono stati riscontrati eventi emorragici nel memoriale clinico.
 

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