Il Tirreno

Versilia

Ricatti a luci rosse

Viareggio, ricattato dopo la storia di sesso: condannata per estorsione

di Pietro Barghigiani

	I pagamenti dell'estorsione avvenivano attraverso ricariche di PostePay
I pagamenti dell'estorsione avvenivano attraverso ricariche di PostePay

Dalle minacce "paga o dico che mi ha molestata" alla sentenza: 5 anni e mezzo

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VIAREGGIO. L’incontro sessuale è all’origine della storia. Quello che succede dopo è il racconto di un ricatto alimentato da richieste di denaro con la minaccia di trasformare agli occhi dei familiari lo spasimante di un’estate in un molestatore. Accuse false, ma intanto il fango avrebbe colpito nel segno.

Un pressing che diventa una denuncia e ora una condanna a 5 anni e mezzo con l’accusa di estorsione per Eleonora Pelagatti, 37 anni, di Firenze.

Nel luglio scorso la donna era stata condannata a 7 anni per estorsione e stalking verso un avvocato pratese con cui aveva avuto una relazione e dal quale reclamava almeno 700 euro al mese. Anche in quel caso la reazione al mancato pagamento sarebbe stata quella di far sapere a tutti della storia clandestina.

Quella che è andata a sentenza è una vicenda avvenuta in Versilia.

Il giudice del Tribunale di Lucca Nidia Genovese ha ritenuto provate le contestazioni mosse dall’accusa (il pm onorario Fabrizio Bartelloni ha chiesto 6 anni) all’imputata, assistita nel procedimento dall’avvocato Mattia Alfano, e l’ha condannata per l’estorsione: aveva chiesto e ottenuto soldi con la minaccia di denunciare molestie che, secondo la Procura, non sarebbero mai avvenute. In tutto avrebbe incassato 2. 800 euro. Somme consegnate in contanti e attraverso versamenti su due carte di credito PostePay.

La vicenda risale all’estate 2020. I due si incontrano in un locale di Focette. Si conoscono e vanno oltre la semplice frequentazione.

Poi succede che la donna, che su Facebook si fa chiamare anche Priscilla, inizia a chiedere soldi all’uomo la cui famiglia ha uno stabilimento balneare.

«Paga o vengo al bagno e dico a tutti che mi hai molestata» è la minaccia che scuote il bersaglio della richiesta.

Per evitare scenate davanti ai familiari e anche di dover dare spiegazioni sul perché quella donna sia entrata, anche se per poco, nella sua vita, l’uomo inizia a pagare. “Sollecitato” dai messaggi, anche vocali, della 37enne fiorentina che fissa cifre e appuntamenti per incassare le somme. «Dammi i soldi e la chiudiamo qui o ti brucio l’auto, faccio casino al bagno» sottolinea al telefono, e le frasi sono agli atti, tanto per convincerlo a versare il denaro. Lo fa con le ricariche sulle PostePay, e i pagamenti sono tracciati, e anche in contanti. Quando le richieste proseguono e capisce di essere diventato un bancomat per quella che sembrava essere un semplice incontro estivo senza importanza, decide di denunciarla. Non c’è solo la sua testimonianza confermata in aula dalla parte civile davanti al giudice. Nel fascicolo che ha portato al rinvio a giudizio della donna c’erano i pagamenti tracciati per 2. 800 euro e i messaggi scritti e vocali inviati su WhatsApp dall’imputata al suo bersaglio. Difficile convincere il Tribunale con una narrazione diversa da quella di voler spillare soldi a chi aveva ceduto alla debolezza di un incontro balneare. l




 

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