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Viareggio, il gatto giramondo ha trovato casa: Pallino fu abbandonato perché era malato

di Barbara Antoni

	Elga Orlandi con Pallino
Elga Orlandi con Pallino

Ex mascotte di un bar, saliva sulle auto dei clienti per cercare la sua famiglia

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VIAREGGIO. Da micio abbandonato a gatto giramondo. In Darsena, dove approdò circa cinque anni fa, la storia di Pallino (per un periodo ribattezzato Gedeone) la conoscono in tanti. Simpatico, buono e dolce, questo gattone dal manto bianco con le pezze grigie alle orecchie a lungo è stato una specie di mascotte del bar Palazzetto, dove appunto lo chiamavano Gedeone. Lì passava gran parte delle sue giornata; oltre a dispensargli carezze a profusione, gli servivano colazione e merenda, a volte per il pranzo si faceva vedere dalle parti del vicino ristorante. Ma, forse andando alla ricerca dei padroni che lo avevano abbandonato, più di una volta si è infilato di soppiatto nelle auto degli avventori del bar. Che hanno scoperto di averlo a bordo una volta quando erano già arrivati a Lucca (da dove lo riportarono subito indietro in Darsena), un’altra a Camaiore: da lì Gedeone è tornato da solo, giorni e giorni dopo, quando al bar non ci speravano davvero più. Finché è stato adottato da Elga Orlandi, la volontaria che si prende cura del gattile: ora, con il nome di Pallino, datogli dall’uomo che lo trovò cinque anni fa, triste e malato in una strada della città, fa la vita del gatto di casa, insieme ad altri compagni felini. Una storia emblematica, spiega Elga Orlandi, del problema dell’abbandono degli animali, a cui il gattile di Viareggio fa fronte di continuo. «Alla piscina ne vengono lasciati tantissimi, li abbandonano, a volte nel trasportino, come giocattoli che non piacciono più. Siamo disposti a darli in adozione, a condizione però che vengano amati davvero», spiega.

E ricostruisce, con maggiori dettagli, la storia di Pallino, oggi circa dieci anni di età, da cui è divenuta inseparabile. «Pallino fu abbandonato perché aveva un’entropia all’occhio e l’operazione per guarirlo era costosa», racconta Elga. Si tratta di una malattia causata dalle ciglia che sfregano l’occhio per effetto di una rotazione della palpebra verso l’interno. Elga, come volontaria del gattile, lo fece operare, sostenendo le spese necessarie: Pallino si rimise in forze e cominciò la sua nuova vita.

«Pallino ha una storia non comune – prosegue Olga –. Quando fu portato al gattile dall’uomo che lo aveva trovato era assai malconcio, non so cosa sarebbe successo se non fosse stato operato. Una volta guarito, si fece subito notare come un gatto particolare: passava le sue giornate al bar, si recava qualche volta al ristorante, la sera dormiva nelle casine di legno per i gatti del gattile che si trova lì vicino. Quando vedeva persone nella palestra del palazzetto, entrava per stare accanto a loro mentre facevano ginnastica. Ma il fatto che salisse sulle auto dei clienti del bar era diventato troppo rischioso; così, d’accordo anche con i titolari del bar, l’ho preso con me. È tranquillo: per lui, solo sensazioni positive».

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