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Bambina morta in piscina: in sette a giudizio. Il padre: chiediamo giustizia per lei e perché ci sia più sicurezza

di Luca Basile
Bambina morta in piscina: in sette a giudizio. Il padre: chiediamo giustizia per lei e perché ci sia più sicurezza

Saranno processati tutti gli imputati per la morte della piccola Sofia al bagno Texas di Marina di Pietrasanta. La prima udienza il prossimo 20 ottobre

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PIETRASANTA. Al momento della lettura del dispositivo che rinvia a giudizio sette persone per la morte di Sofia Bernkopf, i genitori della bambina non riescono a trattenere le lacrime. Tutto intorno solo il silenzio. Tre anni e 8 mesi dopo quel tragico 19 luglio che vide la dodicenne Sofia non riemergere dalla piscina del Bagno Texas di Marina di Pietrasanta, il dolore e il senso di vuoto continuano ad accompagnare una famiglia che in tutto questo tempo mai ha alzato la voce attendendo, con fiducia, il divenire della giustizia.

Sarà dunque un processo, prima udienza il prossimo 20 ottobre, a fare chiarezza sulla morte di Sofia: nella giornata di ieri, al tribunale di Lucca, il Gup Alessandro Trinci ha infatti rinviato a giudizio, così accogliendo la richiesta del pm Salvatore Giannino, con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, Simonetta Cafissi ed Elisabetta Cafissi, di Prato, con ruoli di gestione diretta nel Texas; i rispettivi coniugi Giampiero Livi e Mario Assuero Marchi; i bagnini Emanuele Fulceri e Thomas Bianchi, versiliesi e ancora di Enrico Lenzi, di Massa e Cozzile (Pistoia), fornitore e installatore della piscina.

Una tragedia, quella della 12enne Sofia, che si consumò nel breve volgere di pochi minuti: un ordinario e spensierato pomeriggio d’estate che sfociò nel dramma quando la bambina, in vacanza in Versilia con babbo Edoardo e mamma Vanna, decise di tuffarsi nella vasca con l’idromassaggio del Bagno Texas di Marina di Pietrasanta con alcuni coetanei. Vasca profonda appena 80 centimetri da cui Sofia però non riemerse. Quattro giorni dopo il decesso, all’Opa di Massa.

«Ritenevo scontato il rinvio a giudizio, viste le gravi responsabilità emerse a carico di tutti gli imputati già in fase di indagine. Mi ha invece colpito – commenta Edoardo Bernkopf – sentire durante la requisitoria del pm Giannino che negli ultimi dieci anni sono accaduti in Italia 200 casi simili a quello costato la vita a Sofìa. Questo ci conforta nel chiedere giustizia per la nostra bambina, ma anche al fine di sensibilizzare chi può e chi deve, affinché il problema della sicurezza negli stabilimenti balneari non sia trascurata, com'è purtroppo accaduto nel bagno Texas di Marina di Pietrasanta».

Rinvio a giudizio su cui intervengono anche gli avvocati della famiglia.

«La bambina è annegata nell'idromassaggio del Bagno Texas di Marina di Pietrasanta, trattenuta sott'acqua dai capelli aspirati dall'eccessiva potenza del motore di ricircolo e durante l’udienza odierna, in cui è intervenuto l'avvocato del bagnino Thomas Bianchi, è emersa con tutta evidenza la fondatezza del capo d’imputazione, ma la difesa dell’avvocato Enrico Marzaduri è stata caratterizzata dall’aperta accusa dello stesso nei confronti degli altri indagati. La difesa delle costituite parti civili, nella persona dell’avvocato Stefano Grolla del foro di Vicenza, esprime soddisfazione per questo primo passo verso l’ottenimento di giustizia per Sofia, e auspica che il Tribunale di Lucca, in composizione monocratica nella persona della dottoressa Genovese, dopo aver verificato l’illiceità delle condotte degli imputati, emetta una condanna esemplare».


 

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