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Del Dotto bacchetta il partito «Caro Pd, sei diventato snob»

di Giovanna Mezzana
Del Dotto bacchetta il partito «Caro Pd, sei diventato snob»

“Scartato” per le Politiche, adesso si mette di nuovo “a disposizione” per il suo partito ma fa lancia anche delle critiche

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VIAREGGIO. . In questi giorni è a Roma: «Non per meriti ma per prenotazione», dice con un pizzico di ironia. Dopo due mandati da sindaco di Camaiore durante i quali ha conquistato un elettorato cittadino non propriamente di centrosinistra e ha ampiamente contribuito alla vittoria del suo erede successore Marcello Pierucci, Alessandro Del Dotto non era stato scelto dai vertici nazionali del Pd – con grande meraviglia della Versilia – per correre nella tornata da cui i Dem sono usciti con le ossa rotte: forse perché estraneo a qualsiasi corrente, forse perché piuttosto lontano da Enrico Letta, ma tant’è. Oggi Del Dotto ha molto da dire.

Le pesa di più il risultato deludente del Pd o il fatto di non esserci stato per “spostare” il voto in Versilia?

«Egoisticamente dovrei dire che è stato meglio così, si sono bruciati tutti, compreso Andrea Marcucci che è sempre stato un punto di riferimento; io ho 41 anni e non ho fretta “di picchiarmi” per andare in Parlamento. In realtà mi dispiace per il risultato del Pd: c’è un’ottica di servizio».

Cosa le dispiace di più?

«Aver scoperto che molti degli eletti in Toscana non sono toscani: gli unici sono Simona Bonafé e Dario Parrini».

Cosa ha sbagliato il Pd?

«La scelta di Letta è stata perdente. Col vento che tirava, era difficile vincere nei collegi, neppure una candidatura come la mia avrebbe potuto rivoluzionare il risultato: lo dico non per presunzione ma perché continuo a ricevere messaggi “se c’eri tu, forse...”; la dimensione della sconfitta avrebbe potuto però essere più contenuta. Detto questo, c’è stata una lontananza incredibile tra il rapporto coi territori e le decisioni prese».

Dovete tornare tra la gente.

«Non occorre tornarci fisicamente ma tornarci a vivere. Il Pd è fatto di gente che non sa cosa significhi andare a comprare una busta di latte che ieri costava 80 centesimi e oggi in offerta costa 1,70 euro. Si deve essere meno snob, meno partito dei benestanti».

Vi accusano di avere “la puzza sotto il naso”. Da quando è cominciata questa “degenerazione” rispetto ai valori dell’origine?

«Da quando il Pd ha iniziato a essere un partito di comando che vince perché ha la gente piazzata in questa e in quella giunta anziché essere un partito di governo che fa proposte, va al governo e realizza quelle proposte; pensiamo a Viareggio: la vittoria di Del Ghingaro sembrava un successo, è stata un fallimento perché non siamo mai riusciti a governare insieme. Letta ha deciso di non fare coalizione, in effetti ha rinunciato a fare politica... con la litania dell’Agenda Draghi, siamo finiti per essere spianati su di essa. La politica è fatica, è impegno e oggi tanti non ne hanno più voglia: lasciano fare agli uomini soli al comando ma quella non è politica».

Prendiamo Camaiore: lei ha fatto due mandati e ha passato il timone a Pierucci, tutto in un Comune non scontatamente di centrosinistra. Si arriva alle Politiche e la stragrande maggioranza vota centrodestra: come lo spiega il “fenomeno”?

«È un problema duplice di classe dirigente: il centrodestra a livello locale non ha una classe dirigente, che ha invece il Pd, e viceversa. I camaioresi sono lo specchio del Paese: se fai una proposta interessante, ti seguono. Io sono d’accordo di parlare di transizione ecologica, ma la preoccupazione della gente sono le bollette. Neanche i giovani ci hanno seguito, hanno votato di più Calenda e i Cinque Stelle: Letta ha incarnato in maniera “vecchia” anche il modo di relazionarsi a certi temi. Abbiamo preso il 19 per cento? È andata di lusso. Abbiamo un elettorato che ci vuole bene: là fuori c’è un mondo di gente che chiede un cambiamento».

Ecco, e per costoro lei cosa intende fare?

«Io resto a disposizione del mio partito, lavorerò con il Pd Versilia, con il Pd regionale che è un partito sano e ha dovuto ingollare le scelte di Letta. Voglio essere interprete di quel sentimento che chiede un cambio di passo: andremo al Congresso e vedremo, e non credo che la soluzione sia quella di far fuori Letta. Io sono figlio di una donna delle pulizie e di un meccanico, sono cresciuto tra la strada e l’oratorio, e ho l’ambizione di poter rappresentare la storia più comune delle persone in Italia e di quella grande fetta che oggi non si sente rappresentata dai notabili».

Da dove comincerà?

«Intanto inizierò a collaborare con il presidente della Regione Eugenio Giani in un ruolo che scoprirete tra 15 giorni. Poi ci sono le Comunali a Pietrasanta, nel 2025 ci saranno a Viareggio, tra tre anni dobbiamo confermare la Regione».

Il segretario del Pd Versilia Brocchini resterà al suo posto?

«Dovremo guardarci negli occhi e vedere se c’è da tarare l’organizzazione, alcune cose non hanno funzionato anche a livello locale: anche se sono piccole, bisognerà tenerne conto». 


 

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