Il Tirreno

Versilia

La storia

Seravezza, il giallo della statua "esposta" sul monte Forato: sentiti gli scultori versiliesi

di Tiziano Baldi Galleni
Seravezza, il giallo della statua "esposta" sul monte Forato: sentiti gli scultori versiliesi

Il comandante dei guardiaparco: «L’autore si faccia avanti.Abbiamo chiesto agli esperti se potevano riconoscere la mano.Adesso sarà rimossa perché queste sono le regole»

2 MINUTI DI LETTURA





Seravezza Alcuni la definirebbero street art, altri più specificatamente guerrilla art, perché le opere artistiche rimangono assolutamente anonime, c’è un’assenza di autorizzazione e si cerca di non danneggiare l’ambiente. Ma forse, chi ha sistemato con del cemento a terra sulla cima del Monte Forato una piccola creazione in pietra, raffigurante una testa antropomorfa, non pensava né alla street art (anche se siamo sulle Alpi Apuane, ma inteso concettualmente come atto artistico) né alla guerrilla art.

Al momento infatti rimane un mistero sia l’autore ma anche l’intento, dell’opera fissata sulla cima rocciosa, così come lo era due anni fa per le altre installazioni apparse abusivamente su alcune vette delle Alpi Apuane. Il dato di fatto è che, dopo la segnalazione arrivata ai guardaparco, la piccola installazione dovrà essere rimossa. Perché qualsiasi «intervento di modifica del territorio e del paesaggio da eseguirsi all’interno dell’area protetta del Parco, è soggetta al rilascio del Nulla Osta. Da qui, l’ordinanza di sospensione e riduzione in pristino che impone all’autore, al momento sconosciuto l’immediata rimozione del manufatto e la riduzione in pristino».

Il Tirreno ha interpellato anche il comandante dei guardaparco dell’area protetta delle Alpi Apuane, per provare a capire il fenomeno, in atto sulle cime dell’Alta Versilia da circa quattro anni, dell’affissione abusiva di piccole opere, e per rispondere a chi critica il Parco delle Apuane per la rimozione di oggetti che – a detta di alcuni – non deturpano l’ambiente. «Dopo la segnalazione che ci è giunta da alcuni escursionisti – spiega il comandante Giovanni Speroni – la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di consultare informalmente gli scultori locali, sia per capire se riconoscevano la mano di questo plausibile artista o il valore del manufatto». Che è molto sempliciotto, e realizzato in pietra (o forse del marmo bardiglio). «In passato interventi artistici sono stati autorizzati – prosegue Speroni – . Ma se c’è un intento artistico che venga dichiarato al Parco: se ne può anche parlare. Abbiamo anche cercato di capire se fosse stata una dedica, una sorta di lapide commemorativa. Ma anche quella ha bisogno di essere autorizzata, come da regolamento. Al massimo in sanatoria. Se dietro c’è una storia è il momento che venga fuori, prima della rimozione. Purtroppo è spuntata all’improvviso e l’unica strada rimuoverla, ma senza distruggerla. E la consegneremo agli uffici tecnici».

Primo piano
La ricostruzione

Muore a 36 anni sul lavoro nel porto di Genova: la vittima è un operaio toscano