Il Tirreno

Versilia

Addio al fondatore della Filarmonica di Riomagno

Addio al fondatore della Filarmonica di Riomagno

Ex operaio del marmo e musicista, Mario Luisi fondò l’orchestra negli anni Settanta. L’associazione: «Era l’anima del gruppo, si occupava di tutto lui»

21 marzo 2020
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SERAVEZZA. La musica, per lui, era fuga e collante. Uno strumento per volare in solitudine nelle note e tenere unite le persone. Ed è con questa morale artistica che Mario Luisi, ex operaio del marmo e musicista tra i fondatori della Filarmonica di Riomagno, era riuscito a diventare un modello anche per i giovani. È morto per un malore. Aveva 75 anni.

Erano gli anni Settanta quando fondò la filarmonica. Le strade della Versilia erano già piene di auto, i paesi iniziavano a spopolarsi. Le tradizioni incominciavano a sfumare nella modernità. Anche le vecchie bande musicali di quartiere si erano quasi tutte sciolte. Lui, insieme al fratello e a un altro gruppo di amici, decise di formare una piccola orchestra, spinti anche dal successo che stava riscuotendo il carnevale seravezzino. Lui nemmeno sapeva suonare. A spingerlo non era la passione della musica - che da lì a poco sarebbe sbocciata -ma il desiderio di fare comunità, di non perdere la voglia di stare insieme. Tappezzò il paese con i volantini con cui invitava i cittadini a partecipare alla prima lezione di musica che si tenne in piazza a Riomagno nel febbraio del 1974. Partirono in undici. Qualcuno sapeva già suonare, altri, la maggior parte, no. Le lezioni erano a cielo aperto, nelle piazze di paese. Ognuno cercava il suo strumento. Mario Luisi trovò il sassofono. L’anno successivo erano in quaranta. Avevano bisogno di uno spazio tutto loro e trovarono una saletta sopra il circolo di Riomagno. Il numero degli elementi però cresceva. E a fine anni Settanta, senza che lo chiedessero, un’abitante, Giulia Maria Tonini, donò loro una casa sopra Malbacco per farne una sala di musica. Ancora oggi, quell’abitazione è la sede dell’associazione della Filarmonica di Riomagno.

«Si è sempre prodigato per la musica e per la sua banda a cui era legatissimo e a cui dedicava tutto il suo tempo libero e magari anche qualcosa di più - lo ricorda l’associazione -. Si occupava un po’ di tutto: dal tesseramento alle fotocopie, dal fare il musicante all’organizzare le uscite della Filarmonica. Era l’uomo dei rapporti con le istituzioni e della sbicchierata con i fratelli della danda. Era quello che preparava gli spartiti e caricava gli strumenti sulla propria auto. Era il factotum, insomma. Senza di lui la filarmonica non sarà più la stessa ma nel suo ricordo andrà avanti». Prima della pensione, Luisi aveva lavorato nelle segherie del marmo, ma tutta la sua vita girava attorno alla musica. Una passione che ha trasmesso anche al figlio, Roberto, che suona dall’età di 8 anni ed oggi ne ha 49, e pure ai nipoti, Gianluca, che suona la tromba, e Lorenzo che invece suona la batteria.

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