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Maria, Giuseppe e i ladroni: Fabrizio De André e “La buona novella”. Il significato e le emozioni dell’album

di Chiara Francesca Pierri *

	Fabrizio De André
Fabrizio De André

Il periodo pasquale, da poco passato, può essere un buon momento per ascoltare il quarto album in studio del 1970

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Il periodo pasquale, da poco passato, può essere un buon momento per ascoltare il quarto album in studio, pubblicato nel 1970, di Fabrizio De André, "La buona novella". È un concept album tratto dalla lettura di alcuni Vangeli apocrifi, in particolare il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo arabo dell’infanzia. Attraverso questi testi, scelti come modello per elaborare la trama del disco, emerge la vocazione umana e terrena, quindi provocatoria e rivoluzionaria della figura storica di Gesù di Nazareth. In questo album la figura di Cristo è narrata attraverso quella dei personaggi che hanno a che fare con lui e con la sua storia, mentre appare direttamente come protagonista solo nella canzone "Via della Croce".

Dopo la preghiera del Laudate Dominum, che ha la funzione di una prima invocazione e un’introduzione all’album, De André comincia col narrare l’infanzia terribile di Maria segregata nel tempio («dicono fosse un angelo a raccontarti le ore, a misurarti il tempo fra cibo e Signore») fino all’avvento delle mestruazioni e alla scelta forzata dello sposo Giuseppe, il quale la lascerà da sola per quattro anni per motivi di lavoro. Nel brano successivo, "Il ritorno di Giuseppe", si racconta la fatica del falegname nel deserto al fianco del proprio asino e di una bambola intagliata nel legno che, al suo ritorno, avrebbe regalato a Maria. Ma la giovane nel mentre fa un sogno ("Il sogno di Maria") in cui un angelo le annuncia la futura nascita di un bambino con un concepimento più terreno di quello raccontato nei vangeli canonici. Al suo risveglio, Maria capisce di essere incinta e scoppia in lacrime. Segue, nell’Ave Maria, un omaggio a tutte le donne che, come la fanciulla, sono rimaste incinte inaspettatamente.

Si ha poi un cambiamento drastico d’umore: nel brano "Maria nella bottega d’un falegname", a ritmo di pialla e martello viene scandito il dolore del falegname che sta costruendo la croce sulla quale il Messia e i due ladroni verranno crocifissi: attraverso la traccia "Via della Croce", il cantautore racconta il percorso compiuto da Gesù per raggiungere il luogo della crocifissione, descrivendo con accuratezza il dolore provato dalle vedove e dagli apostoli, quest’ultimi con l’intenzione di diffondere "La buona novella", titolo dell’album. La crocifissione di Tito, Dimaco e del Messia viene raccontata in "Tre madri", dove le madri dei ladroni, struggendosi dal dolore, dicono a Maria che non ha motivo di piangere «così forte» perché, a differenza dei propri figli, quello della Vergine «nel terzo giorno, farà ritorno». Ne "Il testamento di Tito", vengono analizzati i 10 comandamenti dal punto di vista del ladrone "buono" crocifisso, che nella sua vita da delinquente ha dovuto subire la morte del padre, l’invidia verso le persone comuni e la paura di venire sgozzato di fronte all’altare per i crimini commessi. L’opera termina con il canto liturgico "Laudate hominem" che incita a lodare l’uomo in quanto figlio di un altro uomo, quindi fratello.

* Studentessa di 16 anni del liceo XXV Aprile di Pontedera

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