Massimo Mirabelli morto sul lavoro a 76 anni, il ricordo del figlio assessore a Livorno: «Si faceva in quattro per la famiglia»
Montecatini, l’uomo si è sentito male mentre stava scaricando della biancheria all’albergo “Ercolini e Savi”: «È stato un grande esempio di vita»
LIVORNO. «L’ho sentito di là, in cucina, mentre faceva colazione. Poi ha sciacquato la tazza, l’ha riposta nel mobile ed è uscito di casa. Ha chiuso piano la porta alle sue spalle per non far rumore, per non disturbare». Massimo Mirabelli, 76 anni, era fatto così: abituato a stare sempre un passo indietro rispetto agli altri, una presenza discreta capace, però, di esserci sempre. «Era un padre e un nonno meraviglioso, un punto di riferimento per tutti noi», racconta commosso il figlio Federico, assessore ai Lavori pubblici e al Lavoro del Comune di Livorno. Era sveglio stamattina mentre il padre si è alzato e si è preparato; l’ha ascoltato mentre si muoveva discreto tra le stanze per non disturbare. E ora restano frammenti di vita e ricordi che si confondono con il dolore troppo grande di una famiglia intera – formata dalla moglie Patrizia Ceccardi, i figli Federico e Francesca e quattro nipoti – a cui mancherà per sempre la sua colonna portante.
Lui, Massimo, questa mattina è uscito di casa, sbattendo il portone di quel palazzone in viale Alfieri a Livorno, in cui viveva e dove non farà più ritorno. Un tragico destino lo ha colpito a un’ottantina di chilometri da casa, a Montecatini Terme, ucciso da un malore mentre stava scaricando la biancheria all’albergo “Ercolini e Savi”, in pieno centro. «Sapevamo che oggi avrebbe iniziato questo nuovo lavoro – racconta il figlio Federico – . Mio padre è sempre stato presente per tutti noi: ha lavorato con grande impegno e si è sacrificato per la sua famiglia, per garantirci una vita dignitosa. È questo il ricordo più bello che conservo di lui: la sua immensa generosità, fin da quando eravamo bambini. È stato un grande esempio di vita».
Ora la perdita di Massimo Mirabelli scuote nel profondo chiunque abbia conosciuto quell’uomo un po’ riservato, eppure tanto generoso. «Per la famiglia c’è sempre stato – prosegue il figlio – pronto in ogni istante a sostenerla, rimboccandosi le maniche e lavorando». Anche adesso che era in pensione, Mirabelli non si tirava mai indietro. La sua storia è comune, purtroppo, a quella di tanti toscani (e non solo) che, pur avendo raggiunto il meritato riposo lavorativo, scelgono comunque di darsi da fare per tenere il passo con un costo della vita troppo elevato, a partire dalla spesa alimentare fino alle bollette. E se c’è una cosa che Massimo Mirabelli non ha mai escluso dalla sua esistenza è proprio il lavoro: prima alla ex Barcas, fabbrica livornese che produceva abiti femminili, dove ha lavorato come autista consegnando la merce in tutta Italia, in seguito per conto degli spedizionieri. E, anche in questo caso, spesso il suo impiego lo ha portato a stare fuori casa, dalla mattina alla sera.
Mirabelli era livornese doc, originario del quartiere di Ardenza, dove è molto conosciuto non solo perché ci ha vissuto, ma anche perché partecipava spesso alle cene del circolo Arci “Pizzi” e soprattutto era un tifoso del gozzo dell’Ardenza. Ma, al tempo stesso, era un grande appassionato di calcio e, in particolare, del Livorno. «Era contento della promozione della sua squadra del cuore in serie C – prosegue il figlio – . L’ha seguita in ogni momento, dai più difficili ai più belli, e ha gioito per la promozione nei professionisti. Quella di domenica scorsa, per lui come per tutti noi, è stata una grande giornata di festa».
L’assessore Mirabelli non sa spiegarsi perché, ma quasi fosse un oscuro presagio, negli ultimi giorni dormiva poco durante la notte e al mattino si svegliava presto. Così anche oggi, intorno alle 5, ha aperto gli occhi: ha sentito suo padre e, con le orecchie tese, ha seguito i suoi movimenti discreti per casa. La sua presenza molto silenziosa, capace di riempire un’intera stanza. Le parole si bloccano in gola e parlare diventa troppo difficile, mentre i ricordi di momenti felici si confondono con le lacrime. In una foto Massimo Mirabelli sorride, lo sguardo rivolto verso l’obiettivo. Gli occhi pieni di felicità mentre guarda la sua famiglia, il suo orgoglio più grande.
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