Allarme alcol tra i giovanissimi, il primario: «In pronto soccorso anche 6 a sera, spiazzano le reazioni dei genitori»
Luca Dallatomasina, primario all’ospedale di Livorno: «Sono preoccupato, una soluzione per me c’è»
LIVORNO. Quando “fare serata” significa sfondarsi di alcol, il pronto soccorso è l’ultimo “locale” dove approdano gli adolescenti. E dove hanno salva la vita.
Chi conosce bene il fenomeno e il dottor Luca Dallatomasina, oggi primario del pronto soccorso dell’ospedale di Livorno, a lungo operativo in Versilia.
Dottore, i dati sul consumo di alcol tra gli adolescenti in Toscana sono molto preoccupanti. Le capita così spesso di soccorrere ragazzini e ragazzine ubriachi?
«Qui a Livorno mi capita più raramente, ma ho lavorato 20 anni in Versilia e lì il fenomeno era molto più rappresentato, soprattutto nel weekend e durante il Carnevale. Era la norma avere quattro, cinque anche sei ragazzini ubriachi. E anche al di sotto di 16 anni: 14-15 anni».
È sempre stato così? O ha visto un aumento dei casi?
«Negli ultimi anni ho assisituto a un incremento. Poi in Versilia c’è anche il Carnevale che accentua ulteriormente il problema, e lo dico da medico ma anche da privato cittadino. Se la sera vado nei rioni, vedo ragazzini devastati. Il problema è chi gli dà da bere, anche se, va detto, in tanti se lo portano da casa».
Partiamo dal fisico. Che conseguenze comporta l’alcol in ragazzini così giovani?
«Sicuramente problemi epatici, problemi gastrici, e poi problemi a livello psicologico».
Cos’altro?
«Un altro problema grosso è che con l’alcol c’è un aumento della litigiosità e dell’aggressività. Spesso si verificano risse che possono portare conseguenze anche più gravi».
Perché questi ragazzini bevono? La cavolata da giovani l’abbiamo fatta tutti, ma qui c’è qualcosa di più profondo.
«C’è sicuramente un problema di emulazione dei coetanei, di volersi sentire grandi. Devo dire che, in concomitanza con l’aumento del consumo dell’alcol, c’è un aumento anche delle patologie neuropsichiatriche infantili, che si sono sviluppate a partire dal Covid. Sicuramente l’isolamento forzato degli adolescenti durante l’anno e mezzo del Covid ha portato dei danni a livello psicologico. E i ragazzini che erano border line si sono acutizzati».
Che tipo di aiuto possiamo dare ai giovanissimi? Fare loro la paternale non serve a nulla.
«Il supporto deve essere quello della famiglia. Il ragazzo ubriaco c’è sempre stato. Io faccio pronto soccorso da ormai trent’anni e ciclicamente gli ubriachi si sono sempre visti. Ma, mentre diversi anni fa, il genitore arrivava arrabbiato e strigliava il ragazzo, ora è l’atteggiamento è quello di giustificarlo e di dire: “Poverino il mio bambino, cosa gli hanno fatto? Lui è uno che non beve, sicuramente gli hanno messo qualcosa ne bicchiere”. La colpa è sempre degli amici. Non c’è una responsabilizzazione che viene data dai genitori a questi ragazzi».
La preoccupa questo fenomeno e anche l’atteggiamento delle famiglie?
«Io sono molto preoccupato. Fortunatamente i miei figli sono grandi, hanno superato i trenta da tempo, ma ho un nipote preadolescente e per lui sono molto preoccupato».
Come si rimedia?
«Sono convinto che questa cosa non si cambia né con la repressione né con il codice della strada: si risolve con la famiglia. Il punto è chi mantiene i controlli sui figli».
I genitori devono essere un po’più severi con i loro figli e le loro figlie?
«Essere un po’più severi e vigilare un po’di più. Personalmente finché i miei ragazzi non erano grandi abbastanza da autogestirsi, non mi vergono a dire che li seguivo la sera, andavo fuori dai locali, vedevo le persone che frequentavano. Poi, quando hanno acquisito la fiducia, gliel’ho concessa. Ma il controllo c’è sempre stato, da parte mia e da parte di mia moglie».
Quindici o sedici anni sono ancora pochi per andarsene in giro da soli?
«I ragazzini oggi, malgrado sembrino apparentemente più grandi per la loro età e perché tramite Internet hanno un accesso al mondo che li fa sembrare più maturi, in realtà non lo sono, anzi. Sono più fragili, perché la società è quella che è».
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