Leopardi, la serie che scopre l’uomo e la sua genialità
Il regista Rubini riesce a raccontare il poeta liberandolo dallo stereotipo del depresso
La mini serie "Leopardi-Il poeta dell’infinito" che è andata in onda la scorsa settimana su Rai 1, ci ha regalato un inconsueto ed emozionante ritratto del celebre poeta Giacomo Leopardi, interpretato da Leonardo Maltese, che appare finalmente lontano dal comune stereotipo che lo presenta come un uomo estremamente malato, depresso e insoddisfatto della vita.
Questa serie è riuscita a dimostrare la vera essenza di Leopardi, celata dietro il suo "pessimismo", evidenziando la sua genialità assoluta e la sua personalità così complessa e ricca di sfaccettature, mettendo completamente in secondo piano i suoi malanni fisici, che comunque non condizionarono mai la sua mente brillante.
Una scelta questa, che ritengo giusta, perché rende ben nota quell’immagine autentica del poeta che io ho sempre colto e che non vedevo l’ora che fosse presentata anche a coloro che si sono fermati all’apparente pessimismo di Leopardi.
Inoltre, un’altra cosa che ho apprezzato molto della serie è stata quella di dare molta importanza anche all’infanzia del poeta, descrivendola in modo dettagliato in ogni sua sfaccettatura. Scelta questa davvero inaspettata, dato che perfino i libri di scuola non si soffermano molto su questo periodo della vita di Leopardi, limitandosi ad affermare che fu un periodo dominato dalla severità e dalla freddezza del padre e della madre.
In realtà Giacomo ricorda la sua infanzia come il periodo più felice e spensierato della sua vita. Infatti viene presentato come un bambino allegro e ribelle alle regole imposte, ma anche molto legato ai suoi due fratelli, figure di cui si parla poco, ma che furono importantissime per poeta, perché saranno quelle con cui condividerà tutto. È proprio a questi ricordi felici che Giacomo si aggrapperà, quando dovrà affrontare le amarezze della vita adulta.
Un’altra cosa che ho apprezzato molto è stata quella di affidare la narrazione della storia ad Antonio Ranieri, interpretato da Cristiano Caccamo, che racconta il suo grande amico con l’intento di restituire un’immagine reale del poeta, non più stereotipata, permettendo allo spettatore di interpretare in modo diverso e nuovo ciò che pensava di sapere già.
Questa scelta da parte del regista, Sergio Rubini, ha permesso di raccontare in una nuova chiave una storia conosciutissima, perché ha posto l’illustre poeta sotto un’altra luce, che non ha messo in evidenza le sue complessità fisiche, ma quelle del suo pensiero. Complessità che ci fanno capire quanto Giacomo Leopardi sia stato un poeta grande e geniale, ma allo stesso tempo fragile, facendo quindi riecheggiare uno dei suoi più grandi insegnamenti: non avere paura di mostrarsi fragili, anche quando la società ci vuole perfetti.
Mi sento, dunque, di consigliare pienamente questa serie a tutti, ma soprattutto a coloro che hanno voglia di conoscere un nuovo e originale Leopardi, libero da ogni tipo di stereotipo, poiché viene restituita l’immagine di un bambino, di un ragazzo e di un uomo alla ricerca costante di un posto in cui sentirsi finalmente sereno e libero di esprimere i propri pensieri straordinari.
*Studentessa di 17 anni del liceo classico XXV Aprile di Pontedera(Pisa)