Il Tirreno

Toscana

Turismo

Toscana, in vendita 80 stabilimenti balneari (60 in Versilia). L’esperto: «Adesso può essere un affare»

di Franco Calotti e Matteo Tuccini

	A Forte dei Marmi sono 9 i bagni in vendita
A Forte dei Marmi sono 9 i bagni in vendita

Traina il settore del lusso: ben nove sul mercato i bagni vip di Forte dei Marmi

5 MINUTI DI LETTURA





Dei circa cento stabilimenti balneari di Forte dei Marmi la metà porta un nome altisonante: Bocelli, Barilla, Berlusconi, Tinkov e tanti altri che hanno scelto di investire sulla spiaggia più esclusiva della Versilia. Le grandi firme del jet-set nazionale e internazionale desiderano uno stabilimento con relativo ristorante, cabine e tende (sempre preferite ai vecchi ombrelloni), in una corsa che sembra non aver mai fine: sarebbero nove gli stabilimenti fortemarmini pronti a passare di mano. Nonostante da qualche anno ci sia l’incubo della direttiva Bolkestein e l’acclarata sicurezza di finire alle famose “aste”.

I bagni in vendita

Verrebbe dunque da chiedersi se l’intera Versilia, così come la Toscana, goda di simili attenzioni. Diciamo subito di no; anche se con una banale ricerca su Internet, emerge che in questo momento ci sono poco meno di un’ottantina di stabilimenti balneari in vendita: alcuni anche molto ben attrezzati e altrettanto ben frequentati. Otto sono in provincia di Massa-Carrara, quasi tutti a Marina di Massa, uno a Poveromo e uno a Marina di Carrara con prezzi da 700mila a oltre 3 milioni, ben cinque a Pisa, tutti a Marina tranne uno a Calambrone, prezzi perlopiù a richiesta da 900mila euro minimo.

Due stabilimenti sono in vendita anche in provincia di Livorno, uno a Quercianella, prezzo a richiesta e uno a Rosignano a ben 4 milioni e 800mila euro.

Uno solo invece in provincia di Grosseto, anche qui a Marina da un milione e duecentomila, con la precisazione ben evidenziata che non ricadrà sotto la Bolkestein perché rifatto del tutto nel 1999. E infine ben 60 in provincia di Lucca, cioè Versilia.

Il parere dell’esperto

Numeri che sembrerebbero dire, dunque, ben altro, ma che invece vanno letti bene: si tratta di offerte di vendita che non necessariamente finiranno in trattative e subentri societari nella concessione demaniale, tanto più che in quel del Forte i bagni più ambiti e meglio collocati, fin qui passati di mano, non ci sembra che siano transitati sugli annunci, ma rigorosamente e giustamente protetti dalle trattative private. «La mia sensazione è che tutto questo movimento nelle compravendite non ci sia, fatta eccezione che per Forte dei Marmi – spiega il presidente del Sindacato italiano balneari di Lucca e Massa-Carrara Luca Petrucci – a Forte acquisire uno stabilimento balneare per molti imprenditori facoltosi sta diventando un must di rappresentanza, in molti casi la realizzazione di un sogno maturato quando venivano qui in vacanza con i genitori, più che di investimento per far reddito. D’altro canto chi compra oggi fa un affare – prosegue Petrucci – perché il bagno lo prende a prezzi minori rispetto a qualche anno fa. Poi con la Bolkestein si vedrà, ma inutile nascondere il fatto che certi imprenditori guardano alla Direttiva e alle aste con un occhio assai diverso dalle imprese familiari che hanno creato questo patrimonio nei decenni, soprattutto perché hanno risorse ampie per la progettualità che non gli fanno temere affatto le aste future. La mia preoccupazione – prosegue Petrucci – è che il fenomeno che si evidenzia ora a Forte dei Marmi, per i 600 stabilimenti balneari che vanno da Viareggio a Carrara potrebbe trasformarsi, in futuro, in una lunga onda d’urto che piano piano riproponga lo stesso schema di acquisizioni, sia pure su piani e con protagonisti diversi. Un onda d’urto i cui effetti si potrebbero rivelare completamente tra dieci, quindici anni. Ci sono poi tanti interrogativi – conclude l’esponente del Sib – sull’uso pubblico delle spiagge, perché causa prezzi, mode, modalità di uso delle spiaggia e riduzione dei posti ombra, si potrebbe generare una fuga dei clienti residenti nei comuni vicini, generando un effetto a cascata di cui in Versilia si hanno già gli accenni».

Il fermento nel mercato degli stabilimenti balneari «è un fenomeno prettamente legato a Forte dei Marmi e alla sua particolare attrattività – conferma Vittorio Fantoni, agente immobiliare viareggino che da anni segue le compravendite nel settore – nel resto della Versilia la situazione è in stallo».

Attrazione fatale

Questo influisce, ovviamente, anche sui prezzi: bagni che una volta venivano venduti a 2-3 milioni di euro oggi si possono comprare intorno al milione, se non a 750-800mila euro. «Mentre a Forte i prezzi degli stabilimenti rimangono decisamente ai livelli più alti: intorno a 6 milioni, ma si può raggiungere anche la cifra di 10 milioni di euro. Il fatto è che il potenziale compratore, in questo caso, è un grande marchio o un’azienda che ha notevoli disponibilità economiche, e perciò può permettersi di rischiare anche in presenza delle prossime aste della direttiva Bolkestein. Si tratta di realtà imprenditoriali di un altro pianeta. Il potenziale acquirente per bagni sulle spiagge di Viareggio o Lido di Camaiore è, invece, meno propenso a mettere sul piatto una cifra che comunque rappresenta un investimento rischioso. Anche in caso del cosiddetto “atto formale”», cioè il rinnovo della concessione dietro garanzia di investimenti corposi.

«Non è tutto oro...»

«C’è l’idea che fare i balneari sia una gran figata – confida da parte sua Alberto Nencetti, presidente regionale del Sib Confcommercio – e questo rende lo stabilimento balneare un oggetto del desiderio, senza però considerare che acquistarne uno o più di uno significa per questi investitori prendersi le strutture, ma non acquisire ipso facto la cosa più importante che è il know how, la professionalità e le conoscenze acquisite nei decenni dalle famiglie dei vecchi gestori. In montagna, ad esempio, danno i rifugi in gestione solo a chi ha le professionalità certificate necessarie, invece sul mare questo non avviene. Perché? La politica stenta a capire che il sapere dei balneari non va disperso e io ho in Toscana 1.200 associati che si domandano dove andranno dopo le aste. C’è comunque il fatto che chi acquista un bagno ha la certezza di entrare nel giro esclusivo di chi quel brand possiede e gestisce ed è questo il caso proprio di Forte dei Marmi. Ad ogni modo – conclude Alberto Nencetti – il fermento della categoria è dovuto anche alla stanchezza di quanti sono ormai provati dalle incertezze continue e dalle prospettive, mentre i grandi gruppi possono permettersi anche investimenti in perdita, cosa che non si può permettere uno stabilimento balneare a gestione familiare». 

L'addio al grande fotografo
Il lutto

È morto Oliviero Toscani, addio al fotografo geniale e provocatorio