Il Tirreno

Toscana

Turismo

Il paradosso degli affitti turistici: la lotta al nero produce più nero. Cosa sono i “checkinisti”

di Francesca Ferri

	Una vista di Firenze
Una vista di Firenze

Anche in Toscana rischio boomerang per la battaglia col codice identificativo contro le keybox

4 MINUTI DI LETTURA





La battaglia contro le keybox nel nome della lotta all’illegalità nel settore degli affitti turistici – una delle azioni accanto all’introduzione del Cin – rischia di avere come effetto collaterale l’esplosione di una nuova categoria di precari, sottopagati o, comunque, non tutelati: i “checkinisti”. Parola bruttina che indica chi consegna le chiavi di casa e raccoglie i documenti dei turisti – cioè fa il check-in – al posto del proprietario dell’appartamento e “al posto”, in parte, delle keybox, le scatoline con tastierino attaccate ai portoni che si aprono con il codice e contengono le chiavi per entrare nella casa prenotata on line. Insomma, un provvedimento anti-illegalità crea una nuova illegalità. Un paradosso.

«Bisogna fare una premessa: non è esatto dire che i tastierini sono stati messi al bando. In realtà da anni la legge prevede che si debba verificare di persona la corrispondenza tra chi è alloggiato e i documenti che fornisce», spiega il professore Roberto Guiggiani, docente di Evoluzione dei mercati turistici alla Fondazione Campus di Lucca. «Se sono un proprietario e chiedo i documenti per WhatsApp sbaglio. Se sono un cliente e mando i documenti per WhatsApp sbaglio, perché potrei mandare i documenti di Mario Rossi e poi in casa entra Diego Bianchi: questo è il problema».

Ed è a questo che si è appellato, primo in Italia, il comitato Salviamo Firenze X Viverci, che vede nelle keybox il simbolo, e la leva, di un mercato immobiliare drogato che ha strappato le case del centro agli abitanti per consegnarle ai turisti. Una battaglia non corroborata – ad oggi – da precise indicazioni di legge. Le keybox, infatti, non sono illegali. Tanto che il Viminale, chiamato a chiarire la faccenda, non ha potuto far di più che ribadire l’obbligo del riconoscimento de visu. Richiamo senza effetti sulle keybox, rimaste legittimamente al loro posto. E però qualcosa si è incrinato. Proprio a Firenze.

La sindaca Sara Funaro ha impugnato l’arma della tutela della bellezza del centro , patrimonio Unesco, ha dichiarato guerra alle keybox e annunciato entro questo gennaio un provvedimento per rimuoverle almeno dai palazzi storici.

Ed è forse qui che la figura del checkinista, già presente in città, potrebbe trovare nuovo mercato. «Dati precisi su quanti siano non ce ne sono – spiega il professor Guiggiani – ma il fenomeno esiste. Naturalmente se uno vuole essere in regola ci sono i contratti di receptionist o di collaboratore, più o meno remunerativi, full-time o part-time, a tempo determinato o indeterminato, stagionale o tutto l’anno. Poi c’è il fuori regola: ho il cugino, la zia, il collega che dà le chiavi e fa le foto ai documenti e me le invia. Può anche farlo in amicizia, senza essere pagato, e non è reato. Se invece la persona è pagata, ma senza contratto, allora è reato».

Spesso si arruolano studenti in cerca di lavoretti per arrotondare, oppure stranieri senza specifiche qualifiche. La paga: dai 10 ai 20 euro a check-in. Il contratto: fantasma.

«La questione – spiega Guiggiani – è: oggi, che col riconoscimento facciale si rilasciano le carte di credito, è possibile che per il check-in debba servire la persona in presenza? Al di là della polemica politica bisogna capire quali norme tutelano davvero la sicurezza di chi entra nelle strutture».

Ma come la mettiamo sul fronte dell’emersione del nero, che il governo cerca di combattere con il Cin? «Secondo me – dice Guiggiani – il Cin non fa affatto emergere il nero, perché per richiederlo devi già avere il Cir, il Codice identificativo regionale, dato che il turismo è materia regionale. Quello che servirebbe, e ad oggi non è stato fatto, sono controlli precisi delle strutture. E purtroppo non ci sono stati perché le amministrazioni perdono voti. Mi assumo la responsabilità di quel che dico; l’ho detto in tanti contesti e lo ripeto: il timore di perdere consensi è uno dei motivi che frena i controlli. Solo se, coerentemente con il Cin, si iniziasse a fare controlli seri, si potrebbe pensare di ridurre in maniera forte l’evasione». 


 

Primo piano
L’inchiesta

Morto in cartiera, è stato omicidio: «Tony ucciso con un colpo alla testa». Fermato un ex camionista. L’indagine e il possibile movente

di Luca Tronchetti