Esplosione di Calenzano, il sindaco: «Il deposito Eni va chiuso, ho un'idea per quei 17 ettari»
L’intervento di Giuseppe Carovani a una settimana dal disastro che ha visto morire cinque camionisti
CALENZANO. «Si è molto dibattuto in questi giorni sulle implicazioni della presenza sul territorio di impianti quali quello di Eni a rischio di incidente rilevante. Si è andati a ritroso a ricostruire la storia urbanistica del nostro territorio, per capire se è venuto prima il deposito o le fabbriche che lo circondano. Avremo modo di approfondire questi aspetti. Tuttavia vale la pena di ricordare che per legge ancora oggi nessuna area di inedificabilità assoluta è prevista intorno a questo tipo di impianti, figuriamoci 70 anni fa, ai tempi della legge sulle aree depresse». Lo afferma Giuseppe Carovani, sindaco di Calenzano (Firenze), in un post su Facebook, «a una settimana da quel tragico 9 dicembre, quando 5 lavoratori sono rimasti uccisi dall'esplosione nel sito Eni».
Chiudere l’impianto
Carovani chiede poi che si arrivi alla chiusura del deposito di carburanti. «Siamo perfettamente consapevoli della strategicità del sito per l'approvvigionamento di idrocarburi per tutto il nostro sistema metropolitano ed oltre - spiega - e ci rendiamo perfettamente conto che la sua chiusura presenta problemi di non facile soluzione. Tuttavia ora che il rischio di incidente da remota eventualità è diventato fatto vissuto, e che l'area del danno dai duecento metri previsti si è moltiplicato per dieci, generando una diffusa e giustificata paura, come si fa a spiegare a una comunità di imprese e cittadini che risiedono lì intorno e che hanno subito ingenti danni (fino all'inagibilità degli edifici) che - dopo averlo fatto per 60 anni - devono accettare anche nel prossimo futuro di continuare a convivere accanto ad una simile polveriera pronta ad esplodere in qualsiasi momento? Come possono tornare a fidarsi? Io credo che sia oggettivamente più razionale, ragionevole chiudere il deposito Eni piuttosto che spostare oltre 220 imprese e decine di residenti».
Cosa fare in quell’aria
«Abbiamo chiesto alla Regione Toscana - prosegue - che si apra da subito un tavolo di confronto con Eni e governo per affrontare il tema, una volta per tutte. Quei 17 ettari del sito Eni potrebbero essere utilizzati per realizzare un grande hub delle rinnovabili in grado di contribuire in modo significativo alla transizione energetica nel nostro territorio. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo in tal senso. Non siamo più disponibili a subire di tutto e di più».