Il Tirreno

Toscana

La vicenda

Al porto di Civitavecchia “soffia il vento” dello sciopero

di Maurizio Campogiani

	Lo scalo in una veduta dall'alto (foto di repertorio)
Lo scalo in una veduta dall'alto (foto di repertorio)

La società di interesse generale che cura la mobilità all’interno dello scalo marittimo laziale ha avviato la procedura di licenziamento di un quarto dei suoi dipendenti

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CIVITAVECCHIA. Arriva lo sciopero al porto di Civitavecchia. E arriva in un momento già difficile per la città e lo stesso porto a causa della fine dell’era “carbone”, scaricato nella banchina dedicata al servizio della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. Arriva in conseguenza della decisione della Port Mobility, società di interesse generale che si occupa della viabilità nello scalo (della quale inizialmente era socia la stessa Autorità Portuale e poi ne era uscita per, a quanto pare, rientrarne nei mesi scorsi) di licenziare 26 dipendenti, in pratica la totalità di quanti vengono utilizzati al servizio della Darsena Traghetti.

Le quattro banchine sono state affidate in concessione nei mesi scorsi alla Logiport e secondo Port Mobility, essendo diminuiti drasticamente i corrispettivi ricevuti per il servizio, non esistono margini economici per poter garantire il posto di lavoro ai 26 lavoratori. La proclamazione dello sciopero è firmata da ben sei sigle sindacali: Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Mare, Usb e Fast.

Le sigle

I sindacati prendono a spunto la dichiarazione di esubero della società che riguarda ben 26 dipendenti e gli infruttuosi incontri svoltisi nelle ultime settimane al fine di scongiurare i licenziamenti. Al riguardo, ricordano che la società non ha risposto positivamente alla richiesta di accedere agli ammortizzatori sociali straordinari e scongiurare, in attesa di risposte da parte dell’Autorità Portuale, la riduzione del personale o, in alternativa, congelare la fase sindacale al fine di poter coinvolgere congiuntamente l’ente e le società private che operano nel porto per verificare possibili assorbimenti del personale in esubero e intervenire quindi sulla riduzione dei licenziamenti attraverso percorsi di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Sottolineano che l’Azienda ha ribadito che, in considerazione delle motivazioni esposte per i licenziamenti, ovvero una riduzione importante dei servizi, l’accesso a strumenti temporanei di integrazione salariale non consentirebbe, senza un intervento esterno, di ridurre gli esuberi.

La data

Di qui la proclamazione dello stato di agitazione e di una intera giornata di sciopero per mercoledì 4 dicembre. Le sei sigle sindacali ritengono poi che il tessuto produttivo e industriale di Civitavecchia e il Porto, da sempre gravati da una crisi occupazionale, non possono assolutamente permettersi che 26 lavoratori e altrettante famiglie si trovino a perdere il posto di lavoro e annunciano che si attiveranno con tutte le istituzioni locali e regionali per sensibilizzare sulla questione e trovare soluzioni condivise alternative ai licenziamenti, attivando fin da questo momento una mobilitazione permanente in tutte le sedi oltre che iniziative a livello mediatico e sociale, affinché azioni simili non diventino un “modello” di politica industriale. Chiedono, infine, il ritiro della procedura e dell’intenzione di ricorrere a licenziamenti per la dignità e qualità del lavoro, per la tutela del tessuto industriale nel Porto di Civitavecchia, per un sistema economico basato non solo sul mero profitto ma anche e soprattutto sui diritti, la legalità e il rispetto della persona, contro il malcostume di scaricare semplicisticamente sull’anello più debole della filiera le difficoltà imprenditoriali.

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