Il comunicato sindacale del comitato di redazione del Tirreno e la risposta dell’azienda
La nota sindacale dei giornalisti in merito allo sciopero di sabato 9 novembre e la risposta dell’editore Sae
Il comunicato sindacale del comitato di redazione del Tirreno
Il comitato di redazione (cdr) e l’assemblea dei redattori condannano con fermezza l’uscita dell’edizione di domenica 10 novembre del Tirreno, avvenuta nonostante la proclamazione dello sciopero sia dei giornalisti che dei poligrafici nella giornata di sabato 9. Si tratta di un precedente grave e inedito nella storia di questo giornale. Una scelta dell’editore che configura un grave attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, come il diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione. Un fatto analogo era successo il giorno precedente, quando l’azienda aveva deciso di fare uscire Il Tirreno nonostante lo sciopero dei poligrafici.
È anche una mancanza di rispetto verso i lettori del Tirreno che hanno trovato un giornale senza cronache locali, che rappresentano il cuore e la ricchezza del nostro quotidiano. Con uno sfoglio generale dozzinale e privo di qualunque valore informativo.
Quello che i lettori hanno trovato in edicola domenica 10 novembre non è Il Tirreno, ma un prodotto editoriale che è il risultato di un assemblaggio di pagine in parte provenienti da altri giornali del gruppo e in parte realizzate dal direttore e da due colleghi, che non hanno rispettato la proclamazione dell’astensione dal lavoro decisa dalla quasi totalità del corpo redazionale.
L’editore si è scusato con i lettori per lo sciopero dei giornalisti, noi ci scusiamo nei loro confronti per la scarsissima qualità e povertà di contenuti del “giornale” mandato in stampa.
Crediamo che il dissenso sia il cuore della democrazia che, come giornalisti, proviamo ogni giorno a difendere. E siamo sgomenti di fronte al fatto che un diritto fondamentale come quello dello sciopero è stato di fatto aggirato da parte dell’editore, con l’avallo della direzione. L’assemblea censura il comportamento di chi ha permesso l’uscita del giornale e chiede che i colleghi non vengano più sollecitati a lavorare nei giorni in cui è stato indetto uno sciopero.
Si tratta di una provocazione che l’editore mette in atto nei confronti di un corpo redazionale stremato da anni di ammortizzatori sociali, carichi di lavoro sempre più massacranti e un clima lavorativo fatto di tensioni e continue pressioni, nel quale quotidianamente i giornalisti del Tirreno si sforzano per realizzare il prodotto migliore possibile.
Cdr e assemblea, con il solito senso di responsabilità, hanno deciso di non cadere in questa provocazione nonostante la dolorosa ferita inferta alla storia di questa testata e alla dignità di ciascuno di noi. Proclamano lo stato di agitazione che si configurerà nel rispetto degli orari di lavoro (quotidianamente infranti) e nel blocco di tutti gli inserti. L’assemblea affida al cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero.
La risposta dell’azienda
L’editore rigetta nella loro totalità le accuse del cdr del Tirreno. Il diritto di sciopero non è mai stato messo in discussione, come non può essere messo in discussione il diritto dell’editore di garantire l’uscita del giornale nel rispetto dei lettori e della centenaria storia della testata, facendo leva sulla parte di redazione che, dimostrando senso di responsabilità, ha deciso, senza alcuna pressione, di non aderire alla protesta. Il Tirreno vive da anni una crisi generata dal costante calo di copie e dai costi di un corpo redazionale e di personale spropositato rispetto al numero di copie vendute. L’editore sta mettendo in campo ogni iniziativa possibile per garantire il lavoro e lo stipendio a giornalisti e poligrafici. La riorganizzazione societaria e del lavoro redazionale fa parte di questo sforzo che l’editore con senso di responsabilità sta mettendo in atto, ma il comportamento della redazione non va nel solco dell’assunzione di responsabilità chiesta al personale tutto dall’editore. Sorprende infine l’indizione di uno sciopero nell’ambito di una interlocuzione sindacale obbligatoria in materia di trasferimento d’azienda ( art. 47 legge 428) legittimamente e correttamente indetta a norma di legge e non ancora cominciata, atteso che la prima riunione è stata fissata su richiesta delle organizzazioni sindacali per il prossimo martedì 12 novembre. Stupisce pertanto che i poligrafici e i giornalisti indicano uno sciopero in relazione ad una ipotesi di cessione d’azienda in alcun modo attuata e che sarà oggetto di una interlocuzione sindacale neppure avviata con un danno alla produzione assolutamente ingiusto e illegittimo. L’editore tiene infine a ribadire che la giurisprudenza dominante legittima pienamente che il datore di lavoro possa dar corso alla produzione nella vigenza di uno sciopero sia attraverso i dipendenti che non abbiano aderito all’astensione sia per il tramite di esternalizzazioni che si fondino su appalti genuini a condizione che in ogni caso non si violino le norme del contratto di lavoro. Norme nella fattispecie che ci occupa in alcun modo violate ma zelantemente rispettate.
L’editore