Una società della Toscana costiera l’idea per non privatizzare l’acqua
È la proposta lanciata dall’assessora regionale Alessandra Nardini
MASSA. Elly Schlein fu molto chiara in occasione di una sua recente visita in Toscana (era il 29 agosto e fu ospite di “Campiglia Estate” a Villa Mussio): «L’acqua – disse – rimanga in mani pubbliche». Una parte del suo partito, in Toscana, continua però a pensarla diversamente. Di questa schiera non fa parte l’assessora regionale all’Istruzione e al Lavoro Alessandra Nardini, che ieri (giovedì 7), in occasione della sua partecipazione all’incontro “Si scrive acqua (pubblica), si legge democrazia”, organizzato da Alleanza Verdi Sinistra nel Palazzo Ducale di Massa, ha voluto nuovamente mettere i puntini sulle “i” del suo pensiero sul tema e sul futuro della multiutility toscana. «Ho apprezzato moltissimo – ha affermato Nardini – il cambio di passo impresso dal segretario regionale del Pd Emiliano Fossi, ristabilendo correttamente la centralità della politica rispetto alle scelte strategiche che siamo chiamati a fare. Questo non significa, ovviamente, non coinvolgere sindache, sindaci, amministratrici e amministratori, ma significa restituire al nostro partito e a quelli con cui intendiamo costruire, o almeno provare a costruire, un percorso comune, il compito di indicare la direzione. Sulla multiutility e più in generale sulla gestione dei servizi pubblici locali, credo da sempre che serva una chiara indicazione di rotta da parte della politica, da cui far discendere le scelte delle amministrazioni che sono socie e proprietarie della nuova società, e dunque le strategie del management. Non viceversa come è accaduto all'inizio di questa discussione».
Secondo l’assessora regionale, il “no” netto e chiaro alla quotazione in Borsa della multiutility deve rappresentare un punto essenziale. «Mi aspetto, dopo la discussione che c'è stata tra i soci di Alia Multiutility nell'ultima assemblea, che si sia conseguenti – ha evidenziato Nardini – rispetto al no alla quotazione in Borsa, come chiesto anche dal sindaco di Sesto Fiorentino e dirigente regionale e nazionale di Sinistra Italiana Lorenzo Falchi, che il nuovo piano industriale chiarisca definitivamente questo aspetto in linea con quanto indicato dal nostro segretario regionale e che ci siano passaggi coerenti e concreti sostenuti da tutti i Comuni aderenti alla multiutility. Occorre poi fare alcune precisazioni. Prima di tutto quando si parla di multiutility questo percorso non può vedere, come accaduto finora, territori di serie A che decidono, ovvero la Toscana centrale, e territori di serie B, la Toscana del sud, e soprattutto quella costiera, chiamati di fatto ad accodarsi a percorsi già stabiliti da altri. Pari dignità è la prima condizione, allargamento non può essere sinonimo di annessione».
E questo allargamento - ha fatto chiaramente capire l’assessora regionale - non può e non deve interrompere e compromettere, fino a renderlo impossibile, il percorso che alcuni territori stanno portando avanti rispetto alla ripubblicizzazione dell'acqua. «Anzi – ha precisato –, io credo che tutti i territori dovrebbero andare verso questa strada. Ad ora questo percorso non può avvenire dentro la multiutility e quando si dice acqua pubblica si intende una gestione interamente pubblica, non il modello pubblico-privato presente oggi, ad esempio, in Publiacqua. Per questo reputo un controsenso procedere con la gara per individuare nuovi soggetti privati da far entrare in Publiacqua. Sono favorevole invece, come affermato anche dalla consigliera regionale del M5s Irene Galletti, ad una proroga della concessione se questa è finalizzata ad aprire a un percorso di piena ripubblicizzazione del servizio. Per quanto riguarda il territorio della Toscana costiera ci sono già esperienze o percorsi virtuosi che vanno in questa direzione. Su questo riterrei un errore gravissimo, inaccettabile, chiedere ai territori che hanno intrapreso questa strada di fare dei passi indietro. Come ho già avuto modo di dire, se si vuole che le società che gestiscono il servizio idrico, in coerenza con il referendum sull'acqua pubblica del 2011, siano interamente pubbliche servono atti concreti, a cominciare dalla compagine societaria di quella del territorio da cui provengo (la provincia di Pisa, ndr), Acque Spa. Occorre dunque superare le ambiguità che ancora persistono e sbloccare questo percorso che ad ora invece risulta bloccato. Bisogna dunque dar gambe alla strada intrapresa e procedere all'acquisizione di tutte le azioni detenute oggi dal socio privato da parte dei Comuni serviti da Acque Spa, al fine di porre in un tempo definito le condizioni per una società interamente pubblica secondo il modello di gestione in house providing».
Nardini pensa ad esperienze che lei stessa definisce «virtuose» nella Toscana costiera. «Penso ad esempio – ha sottolineato – a Gaia Spa, società interamente pubblica. È a questa esperienza che guarda anche Geal Spa, la società che gestisce gli acquedotti lucchesi, in vista della scadenza della concessione. Allora perché non iniziare a pensare ad una società in house della Toscana costiera, interamente pubblica, che gestisca il servizio idrico? Per far questo occorrerebbe ridisegnare gli ambiti, consentendo così al territorio pisano di proseguire nel suo percorso di ripubblicizzazione insieme ai territori costieri altrettanto impegnati su questa strada, svincolandolo dalle scelte della zona empolese sulla multiutility. La gestione dell'acqua in maniera interamente pubblica nell'Ato Toscana nord potrebbe dunque rappresentare un modello per tutti».
A chi chiede a Nardini se ciò significa buttare a mare il percorso intrapreso nella Toscana centrale sulla multiutility, lei risponde convintamente di no e chiarisce: «La mia non è una contrarietà ideologica alla multiutility, ma ci sono condizioni imprescindibili che dovrebbero verificarsi prima di qualsiasi ipotesi di allargamento: assumere il fatto che la priorità è la ripubblicizzazione dell'acqua, che dunque i territori devono poter proseguire i percorsi intrapresi in questo senso e concluderli, che un maggiore ruolo del pubblico è necessario anche per quanto riguarda la gestione degli altri servizi, e che è necessario che la Toscana centrale diventi finalmente autosufficiente per quanto riguarda la chiusura del ciclo dei rifiuti, in modo da far cadere anche la possibilità che qualcuno possa pensare che, una volta dentro la multiutility, con gli utili del servizio idrico di alcuni territori si possano sostenere altri servizi pubblici, come i rifiuti, di altri territori».
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