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Sanità, è scontro Giani-Schillaci sui finanziamenti: le frasi al centro delle polemiche

di Cristiano Marcacci

	Eugenio Giani e Orazio Schillaci
Eugenio Giani e Orazio Schillaci

La replica del presidente della Regione Toscana: «Dal ministro parole offensive verso i nostri operatori»

27 ottobre 2024
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Sulla sanità è scontro aperto tra Regione Toscana e governo, in questo caso il ministero della Salute. Il governatore Eugenio Giani è infuriato per le frasi pronunciate venerdì sera a Firenze e ieri a Trento, in entrambe le città ad eventi politici e partitici organizzati dalla coalizione di centrodestra. Il fatto che il ministro Orazio Schillaci, proprio nel giorno in cui medici e infermieri hanno proclamato lo sciopero per il 20 novembre, abbia attaccato le amministrazioni regionali affermando che «devono spendere, e meglio, i soldi che arrivano da Roma» ha fatto andare su tutte le furie Giani. Proprio lui che quasi quotidianamente chiede a Roma un maggior sostegno economico per ospedali e servizi socio-sanitari. «Innanzitutto – spiega il presidente della Regione – c’è da mettere in evidenza quanto fuori luogo, nel vero senso del termine, siano state le dichiarazioni del ministro. Non sono state rilasciate in una sede istituzionale, bensì a un’iniziativa politica organizzata dalla destra toscana. Invitare le Regioni a spendere bene i soldi è quanto di più offensivo possa esistere nei confronti dei diretti destinatari di queste risorse, gli infermieri e i medici delle nostre strutture. Schillaci mi documenti dove non spendiamo bene i soldi, lo dica agli infermieri che lavorano ricevendo lo stipendio più basso di tutta Europa, lo dica ai medici che danno se stessi 24 ore su 24 per un servizio considerato di eccellenza. Mi dica dove non vengono spesi i soldi. I soldi sono spesi bene e con efficienza da un personale che è d'eccellenza».

Secondo Giani non è un caso che i medici abbiano annunciato lo sciopero per il 20 novembre. «Schillaci – continua – dovrebbe ben sapere che in Italia la sanità rappresenta il 6,3% del Pil (il Prodotto interno lordo, ndr), quando in Francia è all’8% e in Germania, addirittura, al 10%. Quindi, da parte del governo lo stanziamento delle risorse è altamente insufficiente. Noi tutti i soldi che riceviamo li destiniamo pari pari ai nostri operatori, ma non bastano. Ogni anno, infatti, proprio per compensare le gravi carenze del governo e per poter mantenere l’attuale livello dei servizi erogati, dobbiamo attingere al bilancio regionale per centinaia di milioni, togliendo risorse ad altri ambiti».

Il ministro ha comunque dato il meglio di sé sul capitolo del payback sanitario, meccanismo imposto dal legislatore consistente nella restituzione dell’importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole Regioni per quanto riguarda la fornitura dei dispositivi medici (dai cerotti fino alle protesi tecnologicamente più avanzate). La Toscana è sempre in attesa di 400 milioni (e per questo la giunta Giani è stata costretta provvisoriamente ad aumentare l’addizionale Irpef), ma Schillaci non intende assolutamente metter mano al portafogli, trincerandosi dietro la scusa di non essere d’accordo con la filosofia di quella legge voluta da Matteo Renzi quando era premier.

«Quanto il ministro ha affermato relativamente al payback – riprende il presidente della Regione Toscana – è di una gravità inaudita. Una figura di spicco del governo nazionale come lui non può arrivare a personalizzare in questo modo un ordinamento dello Stato. Esiste una legge, non mi importa chi sia stato a farla. È una legge dello Stato e come tale deve essere rispettata. Il governo ci deve pagare i 400 milioni che ci deve. Li potrà pagare in modo diluito, ma ce li deve dare».

Come si è potuto già capire, Giani è dalla parte degli operatori sanitari pronti a scioperare. «La decisione di scioperare da parte dei medici – sostiene – è comprensibilissima. Ci vuole rispetto per questa categoria e il ministro e questo governo non l’hanno avuto. I camici bianchi sono stati illusi quando si è detto che nella Finanziaria ci sarebbero stati tre miliardi in più, con una parte di spese finalizzata all’abbattimento delle liste d’attesa. Poi, quando è uscito il testo, tutto si è ridimensionato, le promesse si sono sgonfiate. Lo sbaglio, quindi, è stato a monte da parte del governo: sono stati annunciati degli impegni di spesa che poi sono stati disattesi. E i medici si sono sentiti presi in giro».
 

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