“Quote rosa” nei porti della provincia di Livorno: i numeri del nuovo studio
I dati pubblicati dal Comitato unico di garanzia dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale
LIVORNO. L’iter che porterà a una “pari opportunità” nel settore portuale ha una partenza in salita, che deve superare varie difficoltà e dovrà prevedere “cambiamenti strutturali e culturali”.
I dati
In termini numerici, secondo i dati forniti dalla Camera dei Deputati, le donne occupate sono circa 9,5 milioni, laddove i maschi occupati sono circa 13 milioni; nel contesto europeo, il tasso di occupazione femminile in Italia risultava essere – secondo dati relativi al quarto trimestre 2022 – quello più basso tra gli Stati dell’Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media UE. La prevalenza dei lavoratori operanti negli scali portuali di Livorno, Piombino, Portoferraio, Rio Marina, Cavo, Capraia Isola, nel Mar Tirreno Settentrionale vede una prevalenza schiacciante degli uomini rispetto alle donne: su un totale di 1750 lavoratori, soltanto 174 sono donne, con una percentuale del 90,05 contro il 9,95.
Sulla costa
Questi ultimi dati, aggiornati a giugno del presente anno, sono stati pubblicati dal Comitato Unico di Garanzia (Cug) dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, organismo di recente formazione (il suo insediamento nel sistema portuale di Livorno e Provincia risale a luglio 2024) atto a “promuovere e a garantire le pari opportunità, il benessere organizzativo” e, non ultimo a eliminare forme di discriminazione nel contesto portuale.
L’analisi
L’analisi sviluppata dal Comitato Unico di Garanzia concerne necessariamente l’applicazione degli artt. 16, 17 e 18 della Legge 28 gennaio 1994, n.84. Tali articoli disciplinano, nell’ordine, l’art.16 il carico, lo scarico, il trasbordo, il deposito, il movimento in genere delle merci e di ogni altro materiale, l’art.17 la fornitura di lavoro temporaneo alle imprese, l’art.18 la realizzazione e la gestione di opere attinenti alle attività marittime e portuali collocate a mare nell’ambito degli specchi acquei esterni alle difese foranee.
In base ai dati pubblicati, nelle imprese autorizzate allo svolgimento delle operazioni e dei servizi portuali su un totale di 626 unità risultano impiegate 61 lavoratrici femminili, tra i concessionari di aree e banchine su un totale di 892 occupati 100 sono donne, mentre nelle opere attinenti alle attività marittime e portuali collocate a mare hanno trovato occupazione 13 donne su un totale di 58 unità.
Il presidente
Il presidente dell’AdSP, Luciano Guerrieri, in un’intervista pubblicata nella newsletter spiega: «L’ambiente portuale, tradizionalmente dominato dagli uomini, presenta ostacoli unici dovuti a fattori storici, culturali, strutturali e pratici...La mancanza di donne in posizioni di leadership rende difficile per le nuove generazioni di lavoratrici vedere il settore portuale come un ambiente accogliente e capace di offrire opportunità di carriera». Gli obiettivi percorribili nei prossimi anni per raggiungere la gender equity di altre nazioni europee o di altri settori lavorativi presuppongono soprattutto i seguenti cambiamenti: adeguamenti degli spazi di lavoro dedicati, adattamento dei turni di lavoro, innalzamento dei livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro, ampia e articolata formazione.
Per raggiungerli si richiederà un «impegno congiunto di istituzioni, sindacati, aziende portuali e comunità, almeno nei prossimi cinque, dieci anni. Valorizzare le competenze e il talento delle donne a tutti i livelli», garantire una maggiore rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali e operativi all’interno del porto è la challenge che garantirà a Livorno un futuro più “roseo”.